Lo spin doctor di Obama a Brescia: «Per vincere siate autentici»

È sbarcato a Brescia, Julius Van de Laar, uno degli spin doctor digitali di Barack Obama in entrambe le campagne presidenziali
  • Julius Van de Laar nell'intervento all'Accademia Santa Giulia
    Julius Van de Laar nell'intervento all'Accademia Santa Giulia
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  • Julius Van de Laar nell'intervento all'Accademia Santa Giulia
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  • Julius Van de Laar nell'intervento all'Accademia Santa Giulia
    Julius Van de Laar nell'intervento all'Accademia Santa Giulia
  • Julius Van de Laar nell'intervento all'Accademia Santa Giulia
    Julius Van de Laar nell'intervento all'Accademia Santa Giulia
  • Julius Van de Laar nell'intervento all'Accademia Santa Giulia
    Julius Van de Laar nell'intervento all'Accademia Santa Giulia
  • Julius Van de Laar nell'intervento all'Accademia Santa Giulia
    Julius Van de Laar nell'intervento all'Accademia Santa Giulia
  • Julius Van de Laar nell'intervento all'Accademia Santa Giulia
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È barcato a Brescia, Julius Van de Laar, uno degli spin doctor digitali di Barack Obama in entrambe le campagne presidenziali. Il tedesco Van de Laar, accompagnato dal bresciano Paolo Zanzottera, è stato protagonista di due appuntamenti, uno alle 14.30 con gli studenti dell’Hdemia Santa Giulia dove ha partecipato ad una conferenza sul tema «La Politica dei Mi piace». Mentre alle 17.30 ha parlato di fronte ad una platea di imprenditori, politici e rappresentanti del mondo produttivo alla sede dell’Aib con uno speech dal titolo «Webmocracy. Nuovi paradigmi per l’imprenditoria contemporanea».

Van de Laar, volato da Berlino a Brescia, sta curando la campagna di alcuni politici tedeschi in vista delle elezioni federali di settembre. Il focus della conferenza con gli studenti della Santa Giulia è stato la sua avventura con Obama. «Mi interessa comunicare ai ragazzi come la mia esperienza alle presidenziali Usa sia legata da un lato all’interesse per i nuovi media e al loro utilizzo dal punto di vista imprenditoriale. Ma dall’altro soprattutto alla mia voglia di impegnarmi per una causa».

Inevitabile per lui parlare anche delle differenze tra il 2008 e il 2012. «La campagna elettorale del 2008 per la Casa Bianca è stata la prima veramente caratterizzata dall’ingresso delle nuove tecnologie nella politica e dalla presa di coscienza di come queste hanno avuto il potere di mobilitare l’opinione pubblica. La chiave comunicativa vincente per Obama è stata quella della novità rispetto ai disastri combinati da George W. Bush».

Differente e molto più complessa è stata la conferma alla Casa Bianca nel 2012: «Il repubblicano Mitt Romney era un avversario molto forte e la campagna è stata molto più dura». Van de Laar ha concentrato molto del suo lavoro sullo stato dell’Ohio, uno dei cosiddetti swing state, decisivi per la vittoria finale tanto che negli Stati Uniti c’è un vecchio detto che recita: «America goes where Ohio goes». Il lavoro fatto sul territorio per portare gli americani a votare per Obama è stato capillare: «Abbiamo fatto uno studio approfondito sull’elettorato, su chi non era intenzionato a votare, sugli indecisi, su chi aveva votato alle ultime presidenziali, ma voleva disertare quelle del 2012». 

Il segreto per vincere. Le cose più importanti secondo il digital consultant tedesco per un politico che inizia una campagna elettorale sono due: avere ben chiaro il motivo per cui si corre in modo da costruire un messaggio forte per gli elettori e essere in grado di dominare la campagna elettorale cavalcando la logica del news cycle. In buona sostanza è la trasposizione teorica di ciò che ha permesso a Donald Trump di poter vincere le elezioni presidenziali del 2016 davanti ad Hillary Clinton. 

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