#laBresciachevorrei, viaggio nel degrado cittadino

Raccontateci l'incuria e il degrado che incontrate in città con l'hashtag #laBresciachevorrei via mail, Facebook, Whatsapp o Twitter.
AA

Lo chiamano monumento al lavoro, ma è solo un vecchio distributore in disuso e imbrattato che accoglie chi arriva in città da viale Venezia. Un esempio piccolo e simbolico di degrado urbano, che per dimensione non può essere paragonato al comparto Milano o ad alcuni angoli della zona industriale, ma è significativo della distrazione che aleggia sull’arredo urbano.

Agire si può, le proposte non mancano. A cominciare dalla responsabilizzazione dei proprietari, come suggerisce Sandro Belli, uno dei “saggi” che collaborano con il sindaco Emilio Del Bono e promotore dell’associazione Bresciacittàgrande.

Se per alcuni progetti servono tempo e risorse, per altri bastano pochi spiccioli e pochi giorni. Per dire che non tutte le situazioni sono uguali e che forse – anche questo è parte della proposta -, Brescia dovrebbe potenziare il proprio regolamento edilizio prendendo ad esempio Busto Arsizio o Milano.

Facciate offese da linee scure e macchie di colore, che poco si intonano con la nuance originale. Tatuaggi fuori tempo su palazzi storici del centro città. Capannoni decadenti che raccontano di un grande passato.
Sono tanti esempi di una Brescia che non piace, disordinata e non curata.

Esempi grandi ed esempi piccoli, come un’aiuola cresciuta troppo a cui basterebbe una semplice sforbiciata. Un intervento banale che però - spesso - tarda ad arrivare.

Vogliamo raccogliere le vostre segnalazioni: dopo questo viaggio inaugurale, siamo intenzionati a scrivere della «Brescia che vorrei». Questo l’hashtag che abbiamo scelto per Twitter (#laBresciachevorrei), ma è anche l’oggetto per le mail che potete inviarci a gdbweb@giornaledibrescia.it. In alternativa, è possibile fare riferimento alla pagina Facebook del Giornale di Brescia o utilizzare il numero Whatsapp 389.5424471.

Numerose sono dunque le vie per inoltrarci le vostre segnalazioni, per dire che «la Brescia che vorrei» non ha palazzi decadenti, aiuole non curate, muri carichi di graffiti o strade piene di buche.
 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia