E se quel teppistello fosse vostro figlio?

I dilemmi dei genitori e la necessità di castighi con buonsenso: riflessioni dopo l'aggressione di un 17enne da parte di una baby-gang
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Ragazzini che massacrano coetanei. Intorno da una parte la tragedia greca, come se non ci fosse più speranza e si prefigurasse un mondo più oscuro di quanto ci sia dato immaginare. Si vede che abbiamo poca immaginazione, oltre al fatto che non studiamo la storia. Dall’altra un silenzio un po’ risentito, come se non fosse il caso di fare un dramma quando capita che dei ragazzini facciano violenza ai loro coetanei. Son ragazzi, in fondo. Molte ragioni possono essere trovate.

E se banalmente questi ragazzini fossero solo dei cretini violenti? Alla fine ciascuno, forse per igiene mentale, preferisce raccontare a se stesso che i suoi figli non sono così, che non li ha cresciuti nella regola della prevaricazione come modello di comportamento, che non ha insegnato loro a subire ma a reagire. Fosse facile. Insomma, ognuno pensa che alla sua famiglia in ogni caso non possa succedere nulla del genere. E se accadesse proprio a nostro figlio? Se fosse un bullo violento, se fosse una vittima?

L’empatia non funziona in nessuno dei due casi. Perché nessuno vuole pensare di aver allevato una creatura che se la prende con i deboli e nemmeno che è vittima dei forti. Forte o debole sono aggettivi inadeguati, ma, riassumendo, è di questi concetti base che stiamo parlando: della logica del forte e del debole, che purtroppo è strettamente collegata alla vita, all’educazione e alle sue conseguenze. C’illudiamo che l’atteggiamento A porti direttamente a B, ma non è sempre così. Chiunque abbia un figlio adolescente prima o poi capisce che sta crescendo qualcosa di diverso da sé.

Le generazioni prima della loro avevano punti di contatto con quella che li precedeva: per esempio si guardava insieme la tele, si ascoltava la radio, si reperivano le notizie nello stesso modo. Ora non più,e non solo per i motivi sopraccitati. Loro vivono in un altro mondo. Noi non capiamo loro e loro non capiscono noi. Non ci considerano punti di riferimento e non vogliono essere giudicati. Eppure giudicano, tanto quanto noi. Cresciuti in una società che vuole tutti sempre sopra le righe faticano a tenersi insieme.

Credono che essere normali sia qualcosa di negativo: pensano che si debba sempre esagerare, che per essere divergenti basti far finta di esserlo, senza pagarne il prezzo. Ma se li osservi non puoi non vedere il loro disperato bisogno di cose buone, di insegnamenti che vanno oltre l’età e i casi contingenti. Tra noi e loro si stende un abisso e una sola cosa può colmarlo: il buonsenso. Questi ragazzi, giustamente sfiduciati nei confronti del futuro, hanno

comunque meno scuse di noi. Per loro non è facile. Ugualmente se a tredici anni picchi a sangue qualcuno di indifeso insieme ai tuoi amici, tu lo sai che sei un bastardo. Se non te l’hanno insegnato a casa lo hai appreso facilmente dal web o all’asilo. Stiamo allevando una generazione aliena: per interessi, per capacità di interagire con il mondo e anche per differenza d’età, visto che facciamo figli sempre più tardi. Non li capiamo, ma ciò non toglie che essi siano in grado di distinguere il giusto dall’ingiusto.

Un essere umano lo sa fin dal primo giorno in cui va alla scuola materna e se pure tutto il globo si comportasse diversamente chiunque, consultando Google, può apprendere come si deve fare per essere persone civili. Essere picchiato non deve renderti per forza una vittima, picchiare non deve per forza farti diventare un delinquente. Un ragazzino ha sempre scelta e una società sana deve concedergli la possibilità di guarire, di salvarsi, di riscattarsi. Anche dietro opportuno castigo.

Certi genitori massacrano di botte i figli e la notizia non appare nemmeno in cronaca rosa, poi chiediamo punizioni esemplari per i tredicenni. Esemplari sì, ma con saggezza. Che vadano in sala operatoria a vedere operazioni di espianto di milza e organi vari, così si fanno un’idea delle conseguenze delle loro azioni. Che vadano in ospedale a trovare il ragazzo che hanno picchiato, senza le telecamere della tivvù spazzatura. Hanno solo tredici anni? E quindi? Se pensiamo che questi ragazzini siano ormai disgraziati senza speranza non è forse meglio abbandonarli al loro destino? Faranno una brutta fine, quindi che ne parliamo a fare? Intanto devono capire che su questa Terra chi alza le mani sul prossimo non ha vita facile. Siamo pronti a difendere questo concetto sempre e comunque, senza eccezioni? E se la vittima fosse stato mio figlio? E se il colpevole fosse stato mio figlio? E se il deficiente che alza le mani senza ragionare fossi io?

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