Che cos'è il Brescia Pride

La manifestazione è una tappa dell’Onda Pride, partita in Toscana il 27 maggio. In città l'appuntamento è per sabato 17 giugno
Stonewall Inn New York City
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«#Unirelacittà» è lo slogan scelto per il Brescia Pride del 17 giugno, la manifestazione dell’orgoglio Lgbt, acronimo di lesbiche, gay, bisessuali e transgender.

È solo una tappa dell’Onda Pride, partita in Toscana il 27 maggio e che attraverserà lo Stivale per tutta l’estate, arrestandosi a Gallipoli il 19 agosto.

Si tratta del primo episodio per la nostra provincia. Organizzato da cinque associazioni (Pianeta Viola, Caramelle in Piedi, Donne di cuori, Equanime e Chiesa Pastafariana) il Pride bresciano a oggi conta il sostegno di più di cento associazioni locali (oltre ad Amnesty International Italia, scesa in piazza con la comunità arcobaleno per promuovere il tema dei diritti transgender, in sostegno al caso di Sakris Kupila), il patrocinio di otto comuni della provincia e l’adesione di altri sette.

Obiettivo del pride è creare - si legge nel manifesto politico - «un dibattito sereno e costruttivo, ma deciso e fattivo, nell’intero territorio della grande Provincia di Brescia, sui temi dei diritti civili e di altre tematiche relative all’inclusione sociale e alla dignità della persona». Secondo i promotori non poteva mancare il confronto in una città come Brescia, dalla consolidata storia di impegno civile e già attiva di fronte a molte sfide attuali.

Per questo motivo il corteo vero e proprio, che si snoderà da piazza Vittoria ad anello intorno al centro storico, è preceduto da un calendario di appuntamenti, inaugurati il 29 maggio. Fra sale civiche, cinema e locali underground, il Brescia pride ha organizzato aperitivi, tavole rotonde, spettacoli e proiezioni di film al fine di creare occasioni d’incontro e contaminazione (così scrivono) fra la comunità Lgbt e i bresciani (qui il calendario degli eventi).

Il pride di tradizione, come ha ricordato Gabriele Piazzoni, segretario nazionale dell’Arcigay, è anche una «lotta». Nasce in effetti come lotta coi moti di Stonewall nel 1969, nome con cui si ricorda una serie di violenti scontri fra la polizia e la comunità Lgbt che gravitava intorno ad un locale del Greenwich Village di New York. Anche la manifestazione bresciana  avanza una lista di rivendicazioni politiche e sociali, appellandosi all’articolo 21 contro la discriminazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Tutti i punti sono elencati nel manifesto politico del pride, nel quale si chiede una legge contro l’omotransfobia, il matrimonio egualitario, l’adozione per tutti, l’inserimento dei diritti Lgbt fra i diritti umani fondamentali (l'omosessualità è reato in 72 Paesi del mondo e in 13 di essi è punibile con la pena capitale), la fine degli stereotipi e del bullismo. I promotori auspicano anche a un maggiore dialogo con le istituzioni e la loro laicità, perché si concentrino di più sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e affrontino la difficoltà delle persone transessuali a inserirsi nel mondo del lavoro. 

 

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