Nave: ex Stefana, la minoranza va all’attacco

I consiglieri Bassolini, Frati e Venturini: «Il sindaco ha gestione personalistica»
Il progetto. Il rendering della centrale a turbogas - © www.giornaledibrescia.it
Il progetto. Il rendering della centrale a turbogas - © www.giornaledibrescia.it
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«Alla minoranza consiliare non è mai stato illustrato con chiarezza il piano industriale della ex Stefana, siamo stati informati a decisioni già avvenute e spesso apprendendo le notizie prima dalla stampa o addirittura dai social e non dai canali istituzionali. Un atteggiamento poco rispettoso da parte del sindaco, che ormai appare sempre più in confusione nella gestione della vicenda e le notizie di questi giorni ne sono la testimonianza».

Sono parole dure quelle pronunciate dal gruppo di opposizione «Nave ripartiamo insieme» composto da Marco Bassolini, Cesare Frati e Paola Venturini all’indomani dell’esito della conferenza dei servizi tenutasi lo scorso 9 luglio a Roma in merito alla centrale turbogas che Duferco vorrebbe realizzare all’interno dello stabilimento di via Bologna. Questa prima parte del procedimento, che ha visto coinvolto anche il sindaco Tiziano Bertoli (contrario all’opera), per la costruzione dell’impianto ha visto i Ministeri dare un primo parere favorevole.

«Visti i presupposti e analizzando la gestione tecnico-politica personalistica fatta dall’Amministrazione Bertoli fin dall’inizio della procedura la conferenza dei servizi non avrebbe potuto avere un esito diverso - afferma il capogruppo Bassolini-. Questo modus operandi di gestire il bene comune e i problemi della nostra comunità in maniera prettamente personalistica è anacronistico e poco risolutivo: i problemi di un paese non sono di una sola parte politica, soprattutto quando investono aspetti importanti vanno condivisi con tutte le forze e con i cittadini ed affrontati con trasparenza, razionalità e buonsenso. Senza rincorrere il problema, senza protagonismo, questo per evitare, come si è appunto verificato, di farsi travolgere dagli eventi e dalle proteste, anche legittime, dei cittadini».

La preoccupazione dei consiglieri non si limita alla sola centrale, «ma riguarda l’intero piano industriale del sito di via Bologna: vorremmo capire quali saranno nei prossimi mesi le decisioni che la proprietà intende assumere da un punto di vista industriale-occupazionale e quali saranno le ripercussioni sul territorio».

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