Aziende aperte, porte chiuse per chi è stato volontario

Chi ha avuto contatti con malati potrebbe non rientrare al lavoro La denuncia di Croce Bianca
Croce Bianca continua a offrire un prezioso servizio - Foto © www.giornaledibrescia.it
Croce Bianca continua a offrire un prezioso servizio - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Riaprono, poco alla volta, le aziende, ma almeno in Valgobbia alcuni cancelli rischiano di restare sbarrati per chi rientra al lavoro dopo aver dedicato il proprio tempo gratuitamente ad aiutare chi, malato di coronavirus, aveva bisogno. Parliamo dei volontari delle tante associazioni che si sono mobilitate in queste settimane, e che in assenza di tamponi o test per determinare l’eventuale positività al virus, potrebbero restare fuori da uffici e fabbriche per non rischiare di contagiare i colleghi.

A lanciare l’allarme è il presidente della Croce Bianca Lumezzane Valeriano Gobbi, sodalizio che conta oltre 300 militi e che in queste settimane ha offerto ancora più assistenza a chi ne aveva bisogno.

«Se sei stato a contatto con chi era affetto da Covid, dicono alcuni imprenditori, non venire a lavorare. Pur avendo le loro ragioni, che possiamo comprendere - sottolinea Gobbi - per i volontari che hanno rischiato la pelle questo non è un bel momento. Occorrono i tamponi per verificare le loro condizioni di salute, oppure rischiamo di avere tantissimi dipendenti in mutua. Chi rientra al lavoro dovrebbe sottoporsi al tampone. I volontari non hanno copertura assicurativa per il virus e non so se sia possibile averla».

La Croce Bianca Lumezzane ha contribuito ad offrire un servizio fondamentale per chi, con febbre intorno a 38° e saturazione a 90 è stato comunque invitato a stare a casa, con necessità di ossigeno.

«Abbiamo seguito una media di 25 persone al giorno - continua Gobbi - con punte anche di 34. Ci siamo attivati presso un nostro fornitore abituale di bombole d’ossigeno per reperirle e portarle a casa dei pazienti non ospedalizzabili». 

La consegna materiale viene fatta ancora oggi dal personale delle due protezioni civili di Lumezzane, alternativamente una per settimana, tutti i giorni per due volte al giorno.  «Personale che entrava nelle casa con tutte le protezioni possibili - conclude Gobbi -. Abbiamo portato bombole in diversi comuni. Inoltre abbiamo monitorato chi seguiamo con il telesoccorso per vedere come stava, e se necessitava di qualcosa. Alcuni vivono soli e la nostra voce è stata di grande conforto». 

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