Valsabbia

Museo archeologico, epigrafi «clonate» con la stampa 3D

Alla ricca dotazione si affianca una serie di riproduzioni ad alta fedeltà
Replica. Una riproduzione di lapide  © www.giornaledibrescia.it
Replica. Una riproduzione di lapide © www.giornaledibrescia.it
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Museo archeologico, il lapidario «raddoppia».

Alla ricca dotazione di epigrafi romane originali provenienti da tutta la Vallesabbia, si affianca ora una serie di riproduzioni ad alta fedeltà, ottenute grazie all’impiego delle tecnologie più aggiornate. La novità è stata illustrata l’altra sera dal presidente della fondazione museale, Angelo D’Acunto, dal direttore del Mavs Marco Baioni e da Elisa Zentilini, responsabile dei servizi educativi. Al termine dell’incontro, molto partecipato, si è proceduto alla cerimonia di intitolazione della sezione ad Achille Mora, a lungo presidente del Gruppo Grotte Gavardo.

«Alcune importanti epigrafi valsabbine - ha ricordato Zentilini - si trovano in altra sede, ad esempio al Capitolium di Brescia o inglobate in edifici di epoca posteriore, come nel caso della Parrocchiale di Vobarno. Abbiamo pensato di «clonare» le più significative tra queste, così da renderle visibili a tutti i visitatori del museo». Per farlo, gli esperti del Gruppo Grotte sono ricorsi a una tecnica di scansione e stampa 3D, che permette la riproduzione senza contatto diretto con il reperto, in modo da preservarne l’integrità. La prima fase ha riguardato la digitalizzazione con scanner a luce strutturale e ad alta risoluzione.

Quindi le lapidi sono state replicate tridimensionalmente, ricreando il reperto strato per strato con un polimero ricavato dall’amido di mais, che garantisce l’assoluta corrispondenza di ogni dettaglio all’originale. Oltre novecento le ore di lavoro che si sono rese necessarie per completare l’intervento. Tra i pezzi prescelti per la duplicazione, spicca la cosiddetta Stele di Atinio, epigrafe funeraria ritrovata a Vobarno. Scritta in distici elegiaci nel primo secolo aC, suona come un accorato invito al viandante che vi si fosse imbattuto a dedicare un pensiero a Publio Atinio, sepolto «a Voberna, ai confini dell’Italia».

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