Valsabbia

«In piazza con noi» a Bagolino per conquistare la vetta del Gaver

Nuovo appuntamento del programma di Teletutto tra genti, tradizioni e bellezze della natura
I conduttori Tonino Zana e Clara Camplani durante una passata puntata del programma - © www.giornaledibrescia.it
I conduttori Tonino Zana e Clara Camplani durante una passata puntata del programma - © www.giornaledibrescia.it
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Il Gaver, finalmente, è conquistato. Indirettamente, per interposta persona, per interposta capitale, ma conquistato. Noi di «In piazza con noi», dopo due assalti al Gaver guidati da Gianzeno Marca, capo indiscusso di quelle montagne, prudenti per la crescita malandrina delle temperature, domenica previsti 30 gradi, saremo al Gaver senza esserci fisicamente, conquistandolo dalla postazione di Bagolino (diretta dalle 11 su Teletutto).

Del resto, il Gaver senza Bagolino è un bell’uomo a piedi nudi, con labirintite cronica, gli gira la testa, non può contare su appoggi di fondamenta piantati a Bagolino nel corso dei millenni. Nasce il Gaver e nasce Bagolino. Di là, in Camunia, nasce il Gaver e nasce Breno. Il catasto gaveriano appartiene alle due capitali della Valsabbia e della Valcamonica. I sindaci sono attesi. Neppure sposteremo gli eserciti preparati, nelle settimane scorse, del volontariato a Bagolino. Sono già lì, le leccornie gastronomiche, gli specialisti della musica, gli artisti e i maestri d’arte.

Non vi ricorda nulla Antonio Stagnoli? È di Bagolino, e il nipote Zanetti ne cura la memoria con spazi illuminati da bellezze assolute. Il team. La nostra Clara Camplani ha sudato sette camicie per portare le vettovaglie culturali, folkloristiche e popolari dal Gaver a Brescia e quindi di nuovo al Gaver e poi ancora a Brescia e ora, finalmente, a Bagulì, evviva, super Clara. Del resto lei è una «montagnarda», d’origine è gardonese, valtrumplina, l’aria di Bagolino la sente cugina.

Bagolino porta a «In piazza con noi» il sapore forte dei carnevali, l’aspetto di una gagliarda aristocrazia; i boschi conoscono l’orgoglio del popolo, la sicurezza di un linguaggio di confine italiano, capace di snervare il tedesco sopra il Trentino e mettere sull’attenti certe nostre superficialità padane, quando ci lasciamo andare a un dialetto troppo mescolato perfino a un falso italiano.

Bagolino è l’arte raffinata delle sue chiese, la fermezza di un camposanto ottocentesco che guarda in faccia diritto il Gaver e gli dice che qui dormono alcuni eroi della prima guerra mondiale e i nostri visitatori di oggi rimangono qui anche per ammirare la tua bellezza e rispettare la propria storia, quindi, ognuno faccia la sua parte, la montagna e il paese. La ricchezza non ancora del tutto scoperta e compresa è nella somma di umanità e di ambiente, di animali e piante, di dipinti e storia, di un turismo di neve e grandi colori rinascimentali.

Capite perché siamo al Gaver senza esserci e siamo a Bagolino rimanendo al Gaver? Perché l’uno e l’altro e le altre montagne ancora con gli altri paesi, che sono donne e uomini irrinunciabilmente guardiani d’identità. Se verrete a Bagolino e qualcuno di voi vorrà salire al Gaver, capirà come non ci sia bisogno di marchiare con i numeri i passi dell’andare avanti e indietro. Basta respirare quest’aria, entrare in questa storia e nel cuore di una neve molto generosa quest’anno. Presa con prudenza è medicina. Altrimenti no. Come ogni medicina.

 

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