Valcamonica

Boschi distrutti dal maltempo: per rimediare servirà un secolo

Due anni per raccogliere e smaltire legna e ramaglie, poi la natura farà il suo corso
Dopo la distruzione degli alberi, forte il rischio di smottamenti © www.giornaledibrescia.it
Dopo la distruzione degli alberi, forte il rischio di smottamenti © www.giornaledibrescia.it
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Ad una dozzina di giorni da quel turbine di pioggia e vento che ha danneggiato strade e devastato 700 ettari di bosco, non è più il tempo dello scoramento, subito superato dall’urgenza delle tante cose da fare.

In Valcamonica cittadini, enti pubblici e volontari si sono rimboccati le maniche e anche se le ferite fanno ancora male al cuore, i sentimenti vanno messi da parte e bisogna valutare, decidere ed agire. 

Fulcro di questa attività è l’ufficio di Gian Battista Sangalli, responsabile del Servizio foreste e bonifica della Comunità montana. Da qui è stata coordinata la verifica dei danni, che «a ricognizione ultimata - calcola Sangalli - sono stimabili in circa 30 milioni di euro: 8 per i boschi, 8 per la viabilità ed il resto per danni idrogeologici vari». Sono state sradicate o danneggiate circa 280mila piante, il che vuol dire che ci sono altrettanti metri cubi di massa legnosa da recuperare e smaltire.

Che fare? «Occorre tagliare e portare via tutte le piante sradicate o danneggiate, mettere in sicurezza le carreggiate da ceppaie, zolle e massi mossi dallo sradicamento e ripristinare la viabilità silvo-pastorale, in alcuni tratti occlusa o parzialmente crollata. Per fare questo servirebbero 7-8 milioni di euro: i contatti avuti con la Regione, sia a livello politico con l’assessore Rolfi sia a livello tecnico con gli uffici, ci dicono che dovrebbero esserci le risorse provenienti dal piano di sviluppo rurale». Legna e cippato. La Comunità montana coordinerà il pacchetto di azioni, la cui esecuzione sarà affidata ai sei Consorzi forestali della Valle («hanno le competenze tecniche, le attrezzature e circa 130 operatori»), coinvolgendo anche le ditte boschive (in Valcamonica sono trenta quelle iscritte all’albo regionale).

«A breve - spiega Sangalli - faremo una riunione con tutti i soggetti interessati per pianificare gli interventi, che vogliamo progettare con precisione. Per lo smaltimento della massa legnosa consideriamo che stiamo parlando di circa 280mila metri cubi, di cui solo il 30% potrà essere utilizzabile dalle segherie locali. Il resto sarà cippato da conferire a centrali a biomasse: in Valle ne abbiamo due, a Sellero e Ponte di Legno, quest’ultima di proprietà pubblica. Riteniamo che questo processo di taglio, accumulo e smaltimento del materiale durerà un paio di anni, considerando anche che le centrali potranno assorbire gradualmente tali quantità.

Dovremo dare un ordine di priorità». No alle piantagion. I boschi colpiti sono per lo più nel territorio del Parco dell’Adamello, dunque in un’area di pregio: «Il danno quindi - sottolinea Sangalli - è non solo al comparto produttivo, ma anche e soprattutto di tipo ambientale, naturalistico e paesaggistico. Per sanare queste ferite ci vorrà almeno un secolo: certamente non faremo delle piantagioni, perché si tratta di un’operazione antieconomica (i costi di manutenzione sono altissimi) e poi si immetterebbe nell’ambiente materiale genetico non locale. Lasceremo fare alla natura. Insieme al Parco ed all’Università della montagna di Edolo vorremmo attivare studi per monitorare l’evoluzione dei boschi che nasceranno».

Manutenzione. Andrà tenuto sott’occhio anche un altro aspetto: «Sui versanti ripidi "disboscati" potrebbero innescarsi fenomeni erosivi superficiali, alcuni alberi potrebbero finire nei corsi d’acqua: la situazione andrà monitorata e occorrerà proseguire nella prevenzione del dissesto. Se qui è andata meglio che in Veneto, se fortunatamente non ci sono stati morti né feriti, in parte è dovuto al fatto che è piovuto meno, in parte anche al fatto che negli anni scorsi si è investito nella prevenzione, attraverso una manutenzione territoriale ben gestita dagli enti locali e sostenuta dalla Regione, che ha garantito i fondi».

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