Valcamonica

Allevamenti rurali e aviaria: le regole dell'Ats da rispettare

La Vallecamonica, così come tutta la provincia di Brescia, è stata individuata come «zona ad alto rischio»
Nuove norme. Il pollame va allevato in luoghi recintati
Nuove norme. Il pollame va allevato in luoghi recintati
AA

Finora la Vallecamonica era stata un po’ risparmiata da epidemie, influenze, contaminazioni degli animali. Forse per il fatto di essere un po’ isolata dal «resto del mondo», forse per la non forte incidenza, essendo in zona montana, dell’allevamento, se non a livello hobbistico.

Questa volta, però, pare che l’influenza aviaria ad alta patogenicità «H5n8» potrebbe essere arrivata anche nella zona più a nord della provincia, dopo aver messo in difficoltà gli agricoltori della Bassa bresciana e quelli di un po’ di tutto il nord Italia.

La Vallecamonica, così come tutta la provincia di Brescia, è stata individuata come «zona ad alto rischio» dal ministero della Salute, all’interno della quale incrementare quindi le attività di monitoraggio e vigilanza permanente (definite, in gergo tecnico, la biosicurezza».

Per questo l’Ats della Montagna e il distretto veterinario di Vallecamonica-Sebino hanno scritto a tutti gli allevatori avicoli di carattere rurale, per avvertirli del pericolo e raccomandare una serie di norme di comportamento. È stata anche chiesta la collaborazione degli enti e delle associazioni che hanno a che fare o si rapportano con il mondo agricolo.

In tutti gli allevamenti avicoli all’aperto (non solo quelli di carattere industriale, ma anche quelli rurali, più difficili da raggiungere e controllare) devono essere rispettate una serie di prescrizioni. Tra queste il fatto che il pollame deve essere allevato in luoghi recintati e che le aree di alimentazione e abbeverata devono essere coperte. Inoltre l’acqua non deve provenire da serbatoi di superficie, non devono essere presenti corsi d’acqua e devono essere disponibili strutture in grado di ospitare gli animali al coperto, in caso fosse richiesto dall’autorità sanitaria.

L’ultima regola, anche se non strettamente cogente, riguarda i cani e i gatti che hanno accesso agli allevamenti avicoli. Seppur precisando che «non rappresentano un pericolo», sarebbe opportuno evitare che vengano in contatto con i volatili, per escludere in via precauzionale che possano diventare un veicolo passivo di trasmissione delle eventuali malattie ad altri allevamenti avicoli.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia