Cultura

Twin Peaks ha 30 anni: perché è il punto di svolta della tv

Nell'aprile 1990 debuttò negli Usa su Abc: ora le tre stagioni si possono vedere on demand su Sky
Twin Peaks - Foto © www.giornaledibrescia.it
Twin Peaks - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Trent’anni. E sentirli tutti, godendoseli. Meglio: essere consapevole d’aver dato il "la" nel 1990 al fenomeno delle serie-evento, della tv di (alta) qualità, facendole superare il crinale della routine dei telefilm di maniera, per spingerla a rompicollo nella innovativa, rivoluzionaria creatività para-cinematografica di contenuti e forme.

«Twin Peaks», che debuttava negli Usa l’8 aprile 1990 sulla Abc (in Italia sarebbe arrivata col titolo «I segreti di Twin Peaks» il 9 gennaio ’91 su Canale 5, diventando fenomeno collettivo), proprio questo rappresenta nella storia della tv: il punto di svolta.

Quello che oggi ci permette di vedere prodotte e poi apprezzate serie come «Lost», «Il trono di spade» o, per dire della più recente di culto, «La casa di carta». Le radici del fenomeno-serie tv di qualità (e alti investimenti produttivi) stanno là, nella genialità folle e anarcoide d’un regista visionario e iconoclasta come David Lynch. Che dopo aver firmato film... dadaisti come «Eraserhead» (1977), «The Elephant Man» (1980), «Velluto blu» (1986), «Cuore selvaggio» (1990), si butta sulla tv e trascina il pubblico e l’ambiente (produttori, attori, registi che non sdegneranno più il set televisivo...) dentro nuove, inaspettate possibilità del piccolo schermo.

Firmerà altri film importanti come «Mullholland Drive» (2001) e «Inland Empire» (2006), ma è sul set tv che l’oggi 74enne cineasta del Montana tre volte candidato all’Oscar, col produttore-sceneggiatore Mark Frost, all’epoca spariglia il concetto di fiction tv.

Già la sigla è una svolta, una summa di simbolismi, con l’ipnotica musica di Angelo Badalamenti: l’iniziale panoramica di ciminiere e macchinari che illudono d’ordinarietà di laboriosamente tranquilli paese e comunità, è subito smentita dall’inquadratura d’una strada che, bordata da alberi scheletrici, curva verso il Nulla con sullo sfondo oscuri monti, prima di un ancora rassicurante precipitar di cascata. Realismo visivo, ma inquietudine d’atmosfera: «Chi ha ucciso Laura Palmer?» diventa un tormentone e nulla è come sembra.

Cervellotiche elucubrazioni lynchiane? Forse. Ma la tv svolta, passa dall’artigianato modesto alla potenzialità d’arte. La magìa innovativa di «Twin Peaks», per due stagioni e 30 episodi (poi verranno il film-prequel «Fuoco, cammina con me» e, 25 anni dopo, la 3ª stagione; ora le tre stagioni sono disponibili on demand su Sky) muta i mercoledì dei telespettatori italiani in un’esperienza collettiva accanto all’Agente Cooper (Kyle MacLachlan) che indaga.

Uno schema non nuovo, quello dei "misteri della piccola città", c’è già stato nel 1964 «I segreti di Peyton Place»: ma se là le ambiguità erano morali e sessuali, qui - più che la detective story - a trascinare lo spettatore è la malìa metafisica di piccole-grandi colpe. All’epoca non esistono i social, ma l’indomani è tutto un interrogarsi: «hai visto?», «per te cosa significa che...?».

È la "tv d’autore" che nasce, che scardina i pregiudizi sulla possibilità&opportunità d’investire in qualità anche per il video. Con «Twin Peaks» il video sfida lo snobismo del cinema, ma anche i propri limiti: nei decenni successivi se ne sono apprezzati copiosi frutti. Però allora la serie è troppo "avanti" e nonostante le tante nomination agli Emmy ’90 e ’91 non vince; varrà giusto 2 Golden Globe a Kyle MacLachlan e Piper Laurie.

Ma, quasi a riparare, proprio quest’anno d’anniversario a Lynch va l’Oscar di carriera. E fa niente se, alla fine di st’ambaradàn non tutto (e spesso poco) è chiarito. Lynch commenta: «Se ci sono 100 spettatori, avremo 100 interpretazioni personali, specie se parliamo di cose astratte. Ed è una bellissima cosa». Sì, è stato bello questo "tele-viaggio" alla ricerca delle radici del Male, per scoprire infine solo che è meglio tenerci lontani dallo specchio o imparare a temere invisibili entità maligne. Nel 1990 il Coronavirus è di là da venire, ma «Twin Peaks» già ammonisce...

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