Cultura

Renato Zero, nuovo album con stoccata a social e Chiara Ferragni

Il disco in uscita il 4 ottobre («Zero il folle»), il cantautore se la prende con i social e chiama la Ferragni... Sara
Renato Zero alla presentazione del suo ultimo album Zero il Folle - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Renato Zero alla presentazione del suo ultimo album Zero il Folle - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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«Folle è chi sogna, chi è libero, chi provoca, chi cambia...». Renato Zero ribadisce con forza, anche nel nuovo disco di inediti, Zero il folle (in uscita il 4 ottobre per Tattica), la sua voglia di essere fuori registro, di stupire, di essere se stesso in barba alle convenzioni sociali e agli schemi precostituiti. «Piume di struzzo e paillettes mi hanno tolto dal grigiore di mio padre, che voleva fare il tenore, ma non lo è mai diventato. Io - rivendica - ho un difetto: sono sempre stato avanti di 30 anni. E penso a Lindsay Kemp, Paolo Poli, Mozart, Lady Gaga. Penso a Gesù: oggi sarebbe tale e quale ad allora. Ci si nasce stravaganti, genio e sregolatezza».

Un disco, dalle sonorità di ampio respiro dove chitarre e assoli non mancano, che fotografa in maniera impietosa, a tratti malinconica e introspettiva, ma mai vittimistica, il mondo di oggi: l’ambiente, l’alienazione da nuove tecnologie, la morte, la crisi delle nascite e la fuga dei cervelli, l’aborto, Dio e la fede. «Ho sempre affrontato problematiche sociali, esistenziali, politiche. Ma adesso l’urgenza è quella che è. E siamo tutti costretti a esercitare il diritto ad aiutare nella riflessione», dice Zero, sottolineando il potere delle canzoni di scuotere le coscienze, in una Sala Sinopoli, all’Auditorium Parco della Musica, aperta non solo agli addetti ai lavori ma anche ai fan, che nel giorno del suo 69esimo compleanno non si lasciano sfuggire l’occasione di intonare per il loro vate la classica «Tanti auguri a te».

Nel disco (nel quale ha chiamato a suonare gli ex Dire Straits Alan Clark e Phil Palmer, Trevor Horn, Ash Soan, Luis Jardim) non mancano le critiche alla società dell’apparire più che dell’essere, come in Mai più da soli. «C'è una propaganda all’esposizione, a offrirsi. C’è competizione insana a voler somigliare e superare Sara Ferragni. Ah, si chiama Chiara? Vedete che vuol dire non frequentare i social? Noi della jungla non siamo aggiornati», ironizza. 

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