Cultura

Proiettato a Milano per la stampa «Il coraggio di andare oltre»

Il docufilm racconta la storia della Moto Guzzi in occasione dei suoi 100 anni. Tra i fondatori l'aviatore bresciano Giovanni Ravelli
  • Alcune scene tratte dal film «Il coraggio di andare oltre»
    Alcune scene tratte dal film «Il coraggio di andare oltre»
  • Alcune scene tratte dal film «Il coraggio di andare oltre»
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  • Alcune scene tratte dal film «Il coraggio di andare oltre»
    Alcune scene tratte dal film «Il coraggio di andare oltre»
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È  stato proiettato per la prima volta oggi a Milano, a favore degli operatori dell'informazione, il docufilm «Il coraggio di andare oltre», fortemente promosso da Massimo Zavaglia e Bruno Nava, appassionati collezionisti del marchio molto conosciuti anche nella nostra provincia, prodotto dalla Alboran con la regia di Maurizio Pavone e scritto da Laura Motta con la fotografia di Valerio Lamberti.

 
Il docufilm (QUI IL TRAILER) è stato realizzato in occasione a marzo 2021 del centenario della fondazione della Moto Guzzi, la celebre casa motociclistica nazionale ora appartenente al Gruppo Piaggio della famiglia Colaninno.

Un documentario che per molti aspetti parla anche bresciano, dato che uno dei fondatori della celebre Casa di Mandello del Lario è della nostra città, ossia l'aviatore pilota della Regia Marina Giovanni Ravelli.

A ricostruire la figura dell'eroico pilota è stato il giornalista locale del nostro Giornale di Brescia, Roberto Manieri, storico del marchio e conoscitore dei presupposti sui quali nacque la Casa di Mandello del Lario un secolo fa. 
Manieri, consulente di marca nell'ambito degli Esaminatori Nazionali del Registro Storico FMI e a sua volta collezionista di Guzzi, da alcuni anni sta conducendo una meticolosa ricerca storica per ricostruire il filo degli eventi che hanno condotto alla nascita della Moto Guzzi, è stato coinvolto e intervistato a più riprese nel docufilm, portando a conoscenza dettagli e aneddoti sconosciuti ai più sull'eroica figura del pluridecorato combattente bresciano il cui nome campeggia sia al cimitero monumentale Vantiniano tra gli eroi caduti, come in Broletto, citato tra i figli d'Italia che hanno donato la loro vita alla Patria. 

Nato e cresciuto a Brescia, nell'attuale Corso Matteotti, figlio di una famiglia non certo altolocata, Ravelli - già da affermato pilota di motociclette in Spagna - , ottenne il brevetto di volo nel 1912 e conobbe durante la Prima Guerra Mondiale dove si era arruolato come pilota volontario di velivoli della Regia Marina un altro giovanissimo aviatore da caccia, Giorgio Parodi, rampollo di un'agiata famiglia di armatori di Genova, con cui sigillerà nell'area di guerra al limitare del Carso dal 1917, un fortissimo sodalizio. Il terzo amico era invece il mandellese Carlo Guzzi, maresciallo motorista già impiegato alla Singer e alla Isotta Fraschini di Monza, quindi progettista del monocilindrico orizzontale che dal 1921 sfiderà i tempi, giungendo con l'evoluzione del celebre Falcone 500 sino alla fine degli anni Cinquanta, con soluzioni di fatto rimaste quasi invariate per oltre 40 anni. 

«Affrontare la ricerca storica di una vicenda industriale che risale ad oltre un secolo fa offre i termini di una sfida entusiasmante con dei limiti intrinseci enormi. Il problema ovviamente è basato sulla necessità di trovare le prove documentali di una serie di elementi molto spesso tramandati da una sorta di tradizione consolidata fatta di presunzioni, che spesso si rivelano essere frutto di una vulgata priva di fondamento o di qualunque riscontro storico. Così ad esempio molti appassionati credono che la Moto Guzzi fosse di proprietà di Carlo Guzzi, mentre questi, pur essendo il geniale progettista di modelli di assoluto successo, era solo possessore di 100 azioni da 100 lire della Società Anonima Moto Guzzi, e dal 1921 non aumenterà più la sua partecipazione, mentre i fratelli Parodi - Giorgio e Enrico - nel 1950 controlleranno un pacchetto di ben 97.500 quote. Non a caso erano presidente e vicepresidente della società» spiega Manieri.

Il docufilm riprende la storia personale e la nascita del mito della Moto Guzzi attraverso le vicende dei tre amici che all'inizio degli anni Venti crearono una vera e propria start-up, precorrendo con il loro sogno l'idea vincente di costruire una motocicletta nazionale di media cilindrata in grado di vincere la resistenza dell'epoca e garantire affidabilità, costanza di funzionamento e praticità ai centauri di allora.
L'efficace risposta era data dalla precisione delle lavorazioni, dalla selezione dei materiali e dei trattamenti termici di qualità, dall'avere il cilindro orizzontale rispetto la direzione di marcia con la testa quindi esposta all'aria per il raffreddamento e il cambio in un tutt'uno col gruppo termico. Negli anni si sarebbe aggiunta anche la sospensione elastica posteriore a comporre l'immagine vincente delle gran turismo di pregio che ha saputo segnare un'epoca.

Non di meno la Moto Guzzi seppe anche affermarsi nel mondo delle corse, considerato da Giorgio Parodi il vero trampolino delle vendite: alla data del suo ritiro dalle corse, nel 1957, la Moto Guzzi conterà nel proprio palmarès qualcosa come 3.329 vittorie in gare ufficiali, 14 Titoli Mondiali e 11 vittorie al Tourist Trophy.


«Il coraggio di andare oltre» prende le mosse dalle aspettative dei tre amici, per rimarcare i primi successi nazionali e internazionali che nell'arco di pochi anni portano la casa dell'Aquila ad imporsi come modello indiscusso e antagonista da battere. 
Un crescendo musicale che il docufilm racconta con immagini storiche, filmati dell'Istituto Luce e testimonianze di vecchi dipendenti che attraverso l'emozione delle loro parole reggono il filo logico di un racconto appassionante ed avvincente, citando i nomi dei grandi piloti e dei progettisti che hanno fatte grande il nome della Moto Guzzi.
«Con questo film - spiega Zavaglia - abbiamo voluto raccontare la vicenda umana dei protagonisti della nascita della Moto Guzzi. L'idea è di descriverne le passioni, le pulsioni che hanno determinato gli eventi. Abbiamo cercato di tornare al perché degli accadimenti, tralasciando una narrazione puramente descrittiva di cose materiali, ma puntando ad arrivare al nocciolo delle cose attraverso le testimonianze di storici, di familiari e di persone che ne hanno condiviso le sorti, il film ricostruisce le gesta dei fondatori della Casa dell'Aquila inquadrandoli nel contesto che si sono trovati a vivere».

Dopo la vernice ufficiale di oggi la pellicola sarà distribuita nelle sale cinematografiche nazionali e si prevede un eccellente ritorno di interesse nel pubblico. Non è da escludere che la pellicola possa anche sbarcare su una nota piattaforma televisiva: la trattativa per ora pare sia ancora aperta. 

 

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