Cultura

Niccolò Ronchi: «Sessanta concerti nel lusso degli Usa»

Il pianista bresciano reduce da un’esperienza «full immersion» con performance per magnati
Da Brescia al mondo. Niccolò Ronchi, pianista che si definisce molto determinato
Da Brescia al mondo. Niccolò Ronchi, pianista che si definisce molto determinato
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Una full immersion a stelle e strisce: sessanta concerti, voli coast to coast, meeting, conferenze, master class, barbecue & party a bordo piscina. È da poco tornato dagli Stati Uniti il pianista bresciano Niccolò Ronchi, dopo sei mesi complessivi di esibizioni negli Stati Uniti, invitato da Paul Schenley, direttore artistico della «Cleveland Piano Competition».

Ha tenuto una trentina di concerti nei teatri di Las Vegas, Philadelphia, San Francisco, Santa Cruz, Santa Barbara, Malibu, Los Angeles, San Diego, e altrettanti in auditorium privati di personaggi del calibro di George Soros, Warren Buffett, Rockefeller, George Kraus. «Il mondo musicale americano crede fermamente nel "self-made man" - attacca Ronchi -: lavoro, coraggio e volontà, per raggiungere obiettivi e successo. Questo tipo di determinazione non mi è mai mancato. Infatti, per anni, ho studiato a ritmi pazzeschi (anche undici ore di media giornaliera) e ho vinto 51 concorsi, tuttavia mi è sfuggito il salto decisivo. Dai 23 ai 28 anni ho attraversato una fortissima crisi, stavo per mollare tutto. Poi, fortunatamente, sono rinato. La prima cosa che guardano in Europa è il curriculum, in America invece ti chiedono cosa sai fare e ti mettono subito alla prova. Ogni mio singolo concerto è diventato un volano pubblicitario per altri appuntamenti (che mi proponevano al termine della performance), così le date si sono moltiplicate. Negli Stati Uniti i prezzi dei biglietti sono piuttosto alti e il pubblico si attende una contropartita per quanto ha pagato».

 

 

«Sono rimasto impressionato dalla ricchezza dei filantropi-mecenati, tra prati da golf, campi da tennis e spiagge private. Questi milionari sono spesso sponsor di vari eventi artistici e possiedono teatri che offrono in uso alle varie contee e municipalità. Al termine di un concerto, in una villa di Washington D.C. ho incrociato Warren Buffett, mi sono presentato e ho ricevuto i suoi complimenti. Entrando tangenzialmente in questi ambienti mi è sembrato di cogliere, insieme al lusso sfrenato, una sincera e quasi infantile voglia di divertirsi». 

E adesso quali progetti ha? «A fine ottobre riparto per gli Stati Uniti; prima lo Utah (Dixie State University) e poi New York (Parrish Museum of Modern Art), per altri sei récital; in gennaio volo in Cina, in tournée a Guangzhou. Amo anche ricordare un ultimo mio recente viaggio: da Visano a Brescia, ai piedi del monte Maddalena, zona Panoramica, per diventare a tutti gli effetti un bresciano doc».

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