Cultura

Lucio Battisti su Spotify: online le canzoni con Mogol

Il 29 settembre (non a caso) alcuni dei brani più belli della storia della musica italiana approdano sulle piattaforme streaming
Lucio Battisti
Lucio Battisti
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Con la fine di una contesa giudiziaria lunga quasi un decennio, le canzoni firmate Mogol-Battisti arrivano online. Sono 12 album che contengono alcuni dei titoli più preziosi della storia della musica popolare italiana e non solo. Ed è impossibile non notare che la data dell'evento è il 29 settembre, titolo di un classico scritto da Battisti per l'Equipe 84. 

Al di là degli aspetti legali di una vicenda di cui i media si sono occupati in lungo e in largo, ciò che più conta oggi è sottolineare come l'approdo di questo corpus musicale sulle piattaforme di streaming colmi di fatto una lacuna. Già da tempo i dati del mercato indicano con chiarezza che le fasce più giovani di pubblico consumano musica prevalentemente online: il che significa che le nuove generazioni non conoscono Battisti, non lo hanno ascoltato. E se lo hanno fatto è accaduto solo su suggerimento di qualcuno più in là negli anni e che è in possesso di un supporto fisico, come vengono definiti cd e vinili.

Finora non c'è stato altro canale di diffusione, perché il divieto riguardava anche la pubblicità e le colonne sonore (sono pochissimi i casi in cui è stata concesso un brano per un film). Ed è un fatto culturalmente grave perchè Lucio Battisti, il cui ultimo album, «Hegel», è stato pubblicato il 29 settembre di 25 anni fa, è stato uno dei geni assoluti della musica del nostro Paese, uno straordinario innovatore che ha introdotto nella canzone italiana forme musicali e metriche della tradizione inglese e americana, uno sperimentatore allergico ai meccanismi del mercato ma attentissimo alle possibilità della tecnologia, sia per ciò che concerne gli strumenti musicali che, soprattutto, il lavoro in sala di registrazione. 

Lo dimostra in modo chiarissimo il materiale contenuto in «Masters vol. 2», un cofanetto uscito da pochi giorni, con quattro Cd e tre Lp e 48 canzoni tutte rimasterizzate che vanno da «Non è Francesca», dunque il periodo con Mogol (una curiosità: il brano nel 1967 fu affidato al gruppo Beat «I Balordi», antesignbani del rock demenziale) a «Tubinga», che fa parte di Hegel e appartiene dunque alla fase della collaborazione con Pasquale Panella.

E a proposito di questo bisogna specificare che, almeno per il momento, i cinque album scritti da Battisti con Panella, dall'86 al '94, da «Don Giovanni» a «Hegel», non saranno disponibili online per motivi legati alla gestione dei diritti.

Nel booklet che accompagna «Masters vol.2» Renzo Arbore, che ha avuto un ruolo importante nell'approdo al successo di Battisti, giustamente paragona l'autore di «29 settembre» ai Beatles per il ruolo da «rivoluzionario» svolto nella musica italiana. L'approdo sulle nuove piattaforme di ascolto e distribuzione oltre che un'importante operazione commerciale è anche un evento culturale, in un momento in cui la scena musicale e sociale è radicalmente mutata ed esiste un'evidente frattura tra le nuove generazioni e quelle precedenti. Il fatto che ora Battisti sia ascoltabile anche da chi non è abituato al consumo tradizionale offre anche ai giovanissimi abituati ai suoni della Trap la possibilità di assimilare la lezione di un artista che ha cambiato le regole del gioco musicale.

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