Cultura

Léveillé: «In giuria per la gara di chef mai offensiva»

Dal Miramonti l’altro a «Chopped», sfida tra veri cuochi ogni lunedì su Food Network
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È possibile allestire una sfida gastronomica in tv senza che volino insulti e padelle ad ogni puntata? È possibile fare intrattenimento con la cucina senza umiliazioni e pianti? Sì, si può.

Ne sono convinti a Food Network, il canale televisivo dedicato al cibo (al numero 33 del digitale terrestre) che ogni lunedì, alle 21.10, propone «Chopped», gara adrenalinica tra quattro cuochi in ogni puntata. Ne è convinto Philippe Léveillé, chef con due stelle Michelin al «Miramonti l’altro» di Concesio, che è uno dei tre giudici della trasmissione condotta da Gianmarco Tognazzi.

«L’idea di "Chopped" - racconta Philippe - mi ha convinto subito proprio per lo spirito del programma. A sfidarsi sono solo chef professionisti che lavorano in un ristorante, cuochi di ogni età ma tutti con un bagaglio certo di tecnica e di esperienza. La gara poi è concentrata ed emozionante, con alcuni ingredienti a sorpresa che ognuno deve utilizzare per realizzare tre piatti. Infine la nostra valutazione, con l’eliminazione di un cuoco ad ogni piatto e la proclamazione del vincitore».

Ed è proprio qui, a parere dello chef bresciano, una delle più apprezzate peculiarità del programma: «Le nostre valutazioni - dice - non sono mai offensive, c’è rispetto per quanto ha fatto il professionista che abbiamo di fronte, discutiamo con lui cosa è mancato nel gusto, nella creatività e nella presentazione. Infine eliminiamo il concorrente dalla gara ma senza iattanza e con l’intento di far capire pure al telespettatore l’attenzione all’uso degli ingredienti, la precisione nelle lavorazioni e nelle cotture, l’estetica dell’impiattamento».

Anche per queste ragioni, nelle puntate andate in onda finora si è colta sempre un’atmosfera positiva, una tensione evidente, ma pure il giocoso limite di un confronto che non è mai una drammatica ordalia. «E mi pare - aggiunge Philippe - che ogni concorrente abbia bene interpretato lo spirito del programma: tutti si sono messi in gioco, hanno investito professionalità e competenze senza risparmio; certo, con le inevitabili emozioni di una gara in tv, ma sapendo che alla fine dovevano solo preparare tre piatti. Pure il premio al vincitore di ogni puntata (cinquemila euro) non cambia certo la vita e regala solo un po’ di notorietà».

E per il giudice, qual è il bilancio? «Attenzione - avverte Philippe - quello non è il mio mestiere: io resto un cuoco impegnato al 100 per cento nel mio ristorante. Ho speso le mie vacanze di quest’anno in un gioco che mi ha divertito molto. Ho visto una struttura televisiva di livello e incontrato molte persone con le quali ho instaurato un bel rapporto. La prova? Molti di loro sono già venuti a trovarmi ed a mangiare al "Miramonti l’altro"».

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