Cultura

Il teatro itinerante che viaggia nel tempo con la Vittoria Alata

Lo spettacolo «Calma Musa Immortale» del Ctb e di Fondazione Brescia Musei è un'esperienza immersiva nella storia della città
  • Lo spettacolo Calma Musa Immortale
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Una visita guidata, un itinerario nel futuro, un delicato voyeurismo sulla storia privata e collettiva, uno spioncino sul passato e sul tempo che verrà: lo spettacolo «Calma Musa Immortale», prodotto da Centro Teatrale Bresciano e Fondazione Brescia Musei in occasione del ritorno della Vittoria Alata dopo il suo restauro, non può rientrare in una sola definizione.

Fausto Cabra, ideatore e regista, è riuscito a costruire sul prezioso testo di Marco Archetti e Silvia Quarantini un percorso teatrale coinvolgente e sorprendente, che piacerà tanto agli amanti dello spettacolo dal vivo, quanto agli appassionati di storia. Perché la storia, qui, è un filo rosso che si tinge di bronzo e la narrazione teatrale non fa rimpiangere la nobiltà tradizionale del palcoscenico. 

Lo spettacolo è stato presentato ieri in anteprima ad un piccolo gruppo di bresciani. Presente anche il direttore artistico di Fondazione Brescia Musei, che ha anticipato (facendo centro) che la pièce dedicata al capolavoro antico ritornato nella sua città «è una bomba». Da questa sera, quindi, gli spettatori potranno percorrere l’opera teatrale a piedi, partendo dal Museo di Santa Giulia fino al Teatro Romano e al Tempio Capitolino, immergendosi in un itinerario poetico, che pone nuova luce sulla bronzea Vittoria, intesa come fonte di eterna bellezza e di vita e ultima tappa dell’esperienza del pubblico. 

Più che uno spettacolo, «Calma Musa Immortale» è esattamente un’esperienza: accompagnati da un misterioso «sopravvissuto» nel suo scafandro rosso, gli spettatori (al massimo quindici) si staccano gradualmente dal presente (che, come prevedibile, è fatto anche di gel igienizzanti, mascherine e distanziamento, misure miscelate perfettamente nella trama), per guardare la Storia con gli occhi della Vittoria, custode e testimone delle vicende dell’umanità, un’umanità che spesso si fa Caino a discapito di Abele. «Calma Musa immortale», il cui titolo riprende le prime parole pronunciate da Henry James al cospetto della Vittoria Alata, alla fine si rivela una piéce particolarissima, straniante e affascinante. Parla di un futuro distopico immerso nella neve, di un passato romano quotidiano e soprattutto di una Musa che veglia su Brescia sin da quando si chiamava Brixia, e che veglierà sulla città fino al futuro immaginato dagli autori. La scenografia di Rossella Zucchi è protagonista tanto quanto la trama, la poesia, la prosa e i costumi: neve, erba, cinematografi dal sapore antico fanno parte di una miscellanea storica affascinante e coinvolgente. Fra i temi ricorrenti il tempo, i fratelli e la bellezza: «Calma Musa immortale» è un viaggio lungo millenni, che fonde storia e futuro tanto nella prosa quanto nella magica ambientazione futuristica, classica, allarmante ed eterna.

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