Cultura

Il mandolinista premiato da Mattarella: «Merito di Ligasacchi»

Ugo Orlandi, musicista bresciano, è stato insignito Cavaliere della Repubblica. Il suo riconoscimento al direttore della Banda Cittadina
Affermato a livello internazionale. Il mandolinista e studioso bresciano Ugo Orlandi
Affermato a livello internazionale. Il mandolinista e studioso bresciano Ugo Orlandi
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Nei giorni scorsi il mandolinista Ugo Orlandi, musicista affermato a livello internazionale, ha ricevuto il diploma di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

Il documento ufficiale è firmato Sergio Mattarella e controfirmato Mario Draghi. Da anni Orlandi insegna Mandolino al Conservatorio di Milano ed è direttore artistico dell’Orchestra di mandolini e chitarre «Città di Brescia»: ha all’attivo migliaia di concerti e svariate incisioni discografiche, oltre a una prestigiosa onorificenza dell’Accademia dei Lincei per la valorizzazione del suo strumento.

Ripercorrendo le tappe di una lunga carriera, il neocavaliere non ha dubbi sul punto di partenza: «Se da bambino - dichiara - non avessi incontrato il maestro Giovanni Ligasacchi, storico direttore della Banda Cittadina di Brescia, probabilmente non sarei mai diventato un musicista».

Come avvenne questo incontro?

Nel 1964 frequentavo la prima elementare alla scuola «Calini» del Carmine. Ligasacchi si era impegnato a portare l’educazione musicale nel quartiere più popolare di Brescia. Educare attraverso la musica fu la principale missione della sua vita, perché voleva contribuire alla crescita umana e culturale delle classi popolari. Era animato da un idealismo che oggi è difficile immaginare.

Quando nacque il suo interesse per il mandolino?

Allo strumento mi avvicinai nel 1968, sempre grazie a Ligasacchi che dirigeva anche l’orchestra mandolinistica «Costantino Quaranta». Cominciai così ad ascoltare i primi dischi dei Concerti per mandolino di Vivaldi.

Ricorda quando ha affrontato per la prima volta questo repertorio?

Fu nel 1976, a Brescia, con il Concerto per due mandolini. Un paio d’anni dopo iniziai la lunga e fortunata collaborazione con i Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone, un sodalizio proseguito per quarant’anni, con oltre duemila esecuzioni in ottanta diversi Paesi.

Com’è nata la Sua passione per la ricerca musicologica?

Ben presto mi accorsi dei limiti delle conoscenze storiche sul mandolino. Per quanto riguarda Vivaldi, nel 1980 decisi di consultare di persona gli autografi conservati a Torino: scoprii che nessuno li aveva studiati con una vera competenza mandolinistica. La storia della musica per questo strumento era in gran parte da riscrivere.

Prossimi progetti?

Sto organizzando un convegno sul tema «Il mandolino a Milano e in Lombardia nei secoli XVIII e XIX» che coinvolgerà il Conservatorio «Verdi», il Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco e la Fondazione Monzino. Inoltre ho appena ricevuto dalla Germania un invito a scrivere un articolo su Vivaldi per una pubblicazione che uscirà l’anno venturo nell’ambito del progetto "Mandolin - Instrument of the Year 2023"».

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