Cultura

Brancaglione da Norcia al castello di Padernello

Il regista Giacomo Andrico racconta come è nato il suo libero adattamento dal celebre film di Mario Monicelli
Mirko Signorelli e Renato Bertelli nel «Brancaleone» - Foto © www.giornaledibrescia.it
Mirko Signorelli e Renato Bertelli nel «Brancaleone» - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Arriva nella Bassa bresciana un grande eroe della commedia all’italiana: Brancaleone da Norcia. Venerdì e sabato alle 21, nel Castello di Padernello a Borgo San Giacomo, andrà in scena «Brancaglione da Norcia», un «libero studio e adattamento» del regista e scenografo Giacomo Andrico, ispirato al celebre film «L’armata Brancaleone» (1966) di Mario Monicelli.

L’attore Mirko Signorelli e il musicista Renato Bertelli evocheranno le gesta del cavaliere interpretato da Vittorio Gassman, che in un medioevo scalcinato parte, con un’improbabile compagnia di vagabondi, alla conquista del feudo di Aurocastro. Lo spettacolo fa parte della rassegna «Impronte teatrali - Pressione Bassa» promossa da Centro teatrale bresciano e Teatro Laboratorio (ingresso 12 euro, prenotazione e Green pass obbligatori: tel. 030.9408766, info@castellodipadernello.it). Abbiamo intervistato il regista.

Un interno del Castello di Padernello con i due interpreti - Foto © www.giornaledibrescia.it
Un interno del Castello di Padernello con i due interpreti - Foto © www.giornaledibrescia.it

Andrico, come è nata questa idea?

«Avrei voluto mettere in scena «Brancaglione» con più attori, ma alcuni di loro erano impegnati su altri fronti, così ho scritto un adattamento per un solo protagonista. Mirko Signorelli, poi, mi ha presentato Renato Bertelli, compositore e musicista, che è in scena con lui e gli fa da contrappunto seguendo tutti i suoi passaggi e interagendo con qualche battuta. Sono molto in armonia tra loro, si creano situazioni divertenti, eleganti e in alcuni momenti anche toccanti».

Un attore solo, dunque, farà tutte le parti?

«È così. Mirko ha una voce molto bella e plastica, riprende i suoni dei dialetti di ogni regione italiana in modo naturale. Ha una grande energia e ritmo, sa cambiare voci e personaggi con una velocità incredibile. Lo spettacolo è stato costruito sulle sue trasformazioni».

Ha ripreso il linguaggio falsamente arcaico del film?

«Sì, quel linguaggio che sembra difficile da capire, ma in realtà arriva subito allo spettatore. Ho lavorato sul romanzo che Monicelli pubblicò con gli sceneggiatori Age e Scarpelli, un testo bello e complesso con tante situazioni. Ne ho tratto una riduzione di circa un’ora, piacevole e leggera, con una comicità non sciocca».

Come sarà l’ambientazione?

«Pochi elementi di scena, due luci, una cosa semplice da teatrino della commedia dell’arte. Le musiche sono contemporanee, evocano atmosfere anni Settanta, con una particolare delicatezza. Scrive che i due personaggi "vanno in cerca del loro Aurocastro intimo e interiore"... Abbiamo provato a lungo nel mio mulino ed è nato un bel rapporto di amicizia, fondamentale per fare lavori belli e sereni. Abbiamo parlato, ci siamo raccontati vicende personali: si dicono cose importanti e così si crea la giusta interiorità per andare in scena».

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