Cultura

Alberto Fortis: «L’arte risveglia, ma può spingerci in basso»

Il cantautore si racconta e suona i suoi brani più noti in un concerto domani in San Barnaba
ALBERTO FORTIS PER LA SICUREZZA
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Cantare le canzoni di una carriera e le scintille che le hanno fatte nascere. Sarà soprattutto questo il cuore del concerto di Alberto Fortis, in programma domani, venerdì 18 gennaio, alle 20.15, all’Auditorium San Barnaba (in città, corso Magenta); uno «slalom» pianoforte e voce attraverso i momenti chiave della produzione artistica del cantautore, che per l’occasione sarà l’io narrante di se stesso. L’evento nasce su iniziativa di una decina di Rotary Club bresciani con l’intento di raccogliere fondi per l’avvio di un laboratorio di ricerca interuniversitario sulla sicurezza stradale, partendo dal progetto della Commissione sulla Sicurezza stradale del Distretto 2050 del Rotary presieduta dall’ingegnere Riccardo Gozio.

Prenotazioni via whatsapp al 349/7819531 ed e-mail all’indirizzo albertofortisbrescia@gmail.com.

Scopriremo, ad esempio, come è nato il testo della «Sedia di lillà» o, per arrivare a tempi più recenti, il video, diretto dallo stesso Fortis, di «Infinità infinita», che nel 2016 ha fatto incontrare Fortis con il lago d’Iseo.

«In questa canzone - anticipa Fortis - immagino che l’infinito arrivi sulla Terra per vedere come stanno andando le cose; una storia che volevo raccontare attraverso la simbologia del ponte. Quando ho saputo dell’opera di Christo, ci ho visto subito una forte attinenza. Siamo riusciti a girare su The Floating Piers, credo che nessun altro abbia fatto una cosa simile; considero questo momento uno dei fiori all’occhiello della mia carriera degli ultimi periodi».

Le canzoni, le poesie, i video, l’impegno nel sociale, l’esperienza anglo-americana con produttori storici del calibro di George Martin: il concerto-lettura di Alberto Fortis sarà l’occasione per viaggiare attraverso quarant’anni di carriera, dal debutto discografico nel 1979 con l’album «Alberto Fortis» fino ad arrivare a «4Fortys», il doppio album della scorsa estate, insieme ai vinili usciti prima di Natale, quello che celebra il quarantennale e «I Love You» (Alberto Fortis ha dedicato il brano che dà il titolo all’album alla Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica di cui è testimonial).

Profondo. «Spogliarsi, arrivare alla nudità per parlare nel nome dell’arte per se stessi e per gli altri»: dovrebbe essere questa, secondo Fortis, la finalità di un’artista, salvo accorgersi che non sempre le cose seguono questa direzione: «La richiesta di cose profonde e di sostanza c’è, eppure i meccanismi di oggi favoriscono tutt’altro. Nei primi 20 posti della classifica ci sono una quindicina di trapper i cui testi sono piuttosto irripetibili. I miei testi sono sempre stati scomodi, ma un conto è avere il coraggio di scrivere contro un certo sistema di potere e un altro è piegarsi ad un sistema che sforna gadget della moda per assoggettare le menti e le volontà. Perché l’arte può essere risveglio, ma anche il mezzo per livellare tutto verso il basso».

 

 

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