SHERLOCK - L'ABOMINEVOLE SPOSA

Regia: Douglas Mackinnon
Con: Benedict Cumberbatch, Martin Freeman, Amanda Abbington, Rupert Graves, Louise Brealey, Natasha O'Keeffe, Una Stubbs
Genere: giallo
Distribuzione: Koch media
Anche se sono passati 130 anni da quando apparve nelle librerie britanniche in “Uno studio in rosso”, con Il fascino del detective di Baker Street 221/b è sempre più irresistibile: lo conferma la collana mensile di inediti che il Giallo Mondadori ha inaugurato quasi tre anni, ma anche il successo che in tv riscuotono i serial a lui dedicati come “Elementary”, rivisitazione in chiave moderna e spostata negli Usa delle gesta del detective impersonato da Jonny Lee Miller e con Watson proposto in versione femminile come Joan Watson (Lucy Liu l’attrice); o l’ancor migliore dal punto di vista qualitativo serie della Bbc “Sherlock” con protagonisti due eccellenti attori: Benedict Cumberbatch e Martin Freeman che è sempre una rivisitazione in epoca contemporanea, ma con agganci più evidenti al cosiddetto “canone sherlockiano” oltre che con ben dosati tocchi d’ironia . Una serie per altro che prosegue con il contagocce visto che è nata nel 2010 e che ogni stagione è composta di tre episodi, ora però solo alla n. 4 dopo una pausa di due anni e che a far da ponte tra la stagione 3 del 2014 e la 4 del 2017 (uscita in Gran Bretagna solo pochi mesi fa) ha avuto questa puntata che è stata distribuita anche nelle sale cinematografiche (in quelle italiane assai poco) e che ora Koch media propone in un cofanetto special edition di due dischi (dvd o i migliori blu ray) con in allegato un booklet, non esplicativo però, ma di sole immagini. Per chiarezza, tutte le tre prime stagioni sono state in passato edite da Koch media sempre in dvd e in bd. Cumberbatch, che aveva già avuto la candidatura all’Oscar per il suo matematico Alan Turing nel film “The imitation game” e quindi non nuovo al ruolo di geni inusuali, rende il suo Sherlock vanitoso, freddo, permaloso e introverso, persino arrogante nel dirsi superiore agli altri. un detective moderno che si serve anche della la tecnologia oggi disponibile (Sms, internet e il sistema Gps) per risolvere i crimini. Quanto a Freeman, il suo Watson è sì reduce dalla guerra in Afghanistan, ma quella dei nostri giorni e non la anglo-afghana citata da Conan Doyle, è un uomo ordinario, il che non significa però stupido anche se lo Sherlock originale lo prende in giro come sciocco da stupire, nonché un individuo concreto che serve qualche volta pure a far mettere i piedi per terra all’amico… Si diceva dell’ambientazione nella Londra attualizzata, ma fa però curiosamente eccezione proprio questo “L'abominevole sposa” in cui Holmes e Watson, e tutti i personaggi di contorno, vivono nel 1985, tra treni a vapore, carrozze a due ruote, cappelli a cilindro, redingote e tutta l’attrezzeria dell’epoca vittoriana. Uno speciale di un'ora e mezzo il cui titolo è basato su quello del caso citato, ma non spiegato come Conan Doyle di tanto in tanto amava fare dando materia ai futuri sviluppatori di apocrifi, da Watson nel racconto “Il cerimoniale dei Musgrave”: "Ricoletti, lo sciancato, e la sua abominevole moglie". Come lo spostamento temporale sia possibile avviene perché Holmes, che alla fine della terza stagione aveva ucciso un uomo e in aereo doveva andare a vivere “esiliato” per sei mesi nell’Europa dell’Est, si rifugia nel suo “palazzo mentale” (sono tutti “ganci” che la visione della serie chiarirà e dovrebbero attirare i futuri spettatori) per risolvere un caso di un secolo prima, avvenuto nel 1895. Quando un signore agiato e stimato, Thomas Ricoletti, si rivolge al detective stupefatto dopo aver visto la moglie vestita con il suo vecchio abito da sposa, moglie che poche ere prima si era suicidata e il cui fantasma pare aggirarsi per le strade con un'insaziabile sete di vendetta e che sfogherà anche nei confronti del consorte.
Perché, cosa è successo veramente e cosa scopriranno Holmes e Watson tra le nebbie che gravano su e la cripta di una chiesa in rovina? Tra i vari racconti di Holmes, Conan Doyle, che aveva una predilezione per il fantastico e credeva nei fantasmi e nelle fate, ne inserì alcuni su casi paranormali (“Il vampiro del Sussex”, ad esempio) in apparenza, salvo poi mostrare come il suo detective chiariva che si trattasse di frutto delle mente umana, magari distorta. Orbene, questo splendido episodio di una saga che brilla anche per l’intelligenza dalla scrittura appartiene a tale filone e avrà la sua spiegazione logica e insieme anticipatrice di un fenomeno a venire oltre che infliggere una “tiratina d’orecchi” a Conan Doyle scrittore. Unica traccia che posso dare è la domanda che la padrona di casa di Holmes, Mrs. Hudson, fa a Watson lamentandosi perché nei suoi resoconti la faccia apparire solo come una sorta di portinaia o al massimo cuoca. Attenzione però, pur nel perfetto impianto di ricostruzione sherlockiana, i geniali sceneggiatori Steven Moffat e Mark Gatiss inseriscono qualche elemento di apparente anacronismo, minuscole e calcolatissime crepa che porteranno ad un inatteso, ma narrativamente prevedibile, colpo di scena che riporterà la saga nel suo alveo consolidato e fa addirittura preludere al ritorno di Moriarty, dato per morto a fine anno 3 di una saga che offre più alti che bassi E che conferma- anche se non ce n’era bisogno – l’ottima qualità delle produzioni della Bbc, soprattutto se confrontate con molte della Rai (Montalbano a parte) e di Mediaset. Ricca e soprattutto intrigante la dotazione di contenuti extra presenti nel secondo disco fra interviste (Nel mondo di Sherlock e Diario di produzione) condotte da Mark Gatiss, co-creatore della serie nonché interprete di Mycroft Holmes, dichiarazioni di attori e sceneggiatori egli approfondimenti dal titolo “Le atmosfere di Sherlock” e “Sherlockologia”. Da vedere.
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