Crimi: «Ci aspettavamo il successo, ora road map a noi»

Il senatore pentastellato apre a possibili accordi «Ma la base del dialogo è il nostro programma»
Senatore bresciano dei Cinque Stelle. Vito Crimi al secondo mandato a Palazzo Madama - © www.giornaledibrescia.it
Senatore bresciano dei Cinque Stelle. Vito Crimi al secondo mandato a Palazzo Madama - © www.giornaledibrescia.it
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Il tempo di festeggiare ancora non lo ha trovato. «Tra il calcolo di voti, numeri di seggi e valutazioni mi sono reso poco conto di quanto accaduto». Vito Crimi, senatore bresciano del Movimento Cinque Stelle rieletto a Palazzo Madama, non è però sorpreso del risultato ottenuto a livello nazionale.

«È un risultato in linea con le aspettative. Avevamo immaginato che in regioni come la Lombardia non avremmo avuto il boom di Puglia, Sicilia e Calabria, ma sapevamo che questa volta avremmo sfondato». Una certezza maturata tra la gente, attraversando un’Italia spaccata in due. «La vittoria è legata ad un disagio sempre crescente in termini di risposta ai problemi. Partendo dalle Marche più vai a sud, più oggi si sentono i morsi della crisi» racconta Crimi.

«Noi vinciamo dove c'è il disastro da parte della politica e al Nord ancora la crisi non ha colpito in modo generalizzato come al Sud, dove c'è un sentimento di repulsione verso la vecchia politica che da sempre le solite risposte». Vietato parlare però di voto di protesta. «Il voto a noi e alla Lega è di rottura con il passato. È un voto di cambiamento, non certo di protesta. La gente ha voluto mandare a casa chi non ha saputo rispondere ai problemi. Gli italiani vogliono politici che diano soluzioni nuove, che siano la flat tax, la sicurezza o il reddito di cittadinanza. Gli elettori hanno detto basta al vecchio schema e alle risposte standard ai problemi».

Grandi risultati, seggi conquistati con una facilità imbarazzante, regioni dove non c’è spazio per altre forze. Ma mancano i numeri per governare, manca una maggioranza in grado di formare un Esecutivo. Crimi guarda però al Quirinale con ottimismo. «Non so se toccherà prima a noi o a Salvini e il centrodestra. Sono sicuro che Mattarella saprà considerare tutte le variabili. Credo che inizialmente ci sarà un primo giro di consultazioni e in seguito il presidente deciderà di affidare un mandato esplorativo a qualcuno».

Prima data da cerchiare in rosso, il 23 marzo. «La scelta dei presidenti delle Camere sarà il primo momento di confronto e servirà per tracciare lo scenario futuro» è il pensiero di Vito Crimi il cui nome è nella rosa di papabili per presidenza e vicepresidenza. «Di certo non sarò capogruppo perché non ho dato la disponibilità. Per altro vediamo, io ci sono».

Poi nega che tra Cinque Stelle e Pd sia già stato trovato un accordo proprio per assegnare le presidenze dei due rami del Parlamento. «È una fake news forse messa in campo da Renzi per screditare chi lo ha attaccato pesantemente». Di certo c’è chi fino al 23 marzo i pentastellati cercheranno di imboccare la strada che possa portarli a guidare il Paese. «Non voglio dare percentuali su ipotesi di accordo» sostiene Crimi con il pallottoliere in mano. «Abbiamo 113 senatori su 315. Tanti davvero».

Poi ci sono gli impresentabili, il gruppo di eletti che non resterà però tra i banchi a cinque stelle. «Quattro alla Camera e due al Senato. Andranno nel gruppo misto, ma conoscendo la loro storia non potranno non condividere le nostre scelte». Con le altre forze il confronto è già aperto. Le ipotesi. Crimi non si sbilancia, «non so e non voglio dare percentuali sulle ipotesi di intesa», ma è sicuro. «Non dipende da noi il futuro, ma da chi accetta le nostre idee. Siamo pronti ad ascoltare le richieste di chi vuole sostenerci, ma il principio è che si parte dal nostro programma, non quello di altri. Vediamo se ci sono convergenze, ma è chiaro che siamo noi a dettare la road map. Questo lo devono sapere tutti». Per un governo a tempo? «Non è assolutamente detto che l’esecutivo che potrà nascere avrà vita breve» sostiene Crimi. «In questo momento deve nascere un governo in grado di dare risposte su tasse, lavoro e aiuti alle piccole imprese. Non possiamo tirarci indietro e, almeno su questi tre temi non devono più esserci rinvii».

 

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