La zucca cambia casa

La nuova vita e l’incubo scatoloni durante un trasloco
Una zucca
Una zucca
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Ho eletto la zucca a simbolo del mio orto. Fin da subito la coltivazione delle cucurbitacee mi ha regalato grandi soddisfazioni. La zucca è la magia della natura. Dal seme spunta il germoglio e poi la pianta cresce, cresce e ancora cresce. Ho anche imparato a non illudermi, le prime zucche ingialliscono e cadono a terra. Per quelle vere bisogna attendere che la pianta sia rigogliosa al punto giusto. Lo scorso anno, in verità, colsi solo delusione, le piante seccarono anzitempo e con loro ingiallirono anche le mie speranze di vanagloria. Quest’anno le ho messe a dimora in un altro punto dell’orto, spero di trarne benefici. Con i traslochi non si scherza. Giunto alla soglia di una garbata mezza età, ho deciso di cambiare casa. È un passaggio importante, il passato e il futuro, l’album della vita già scritto e quello ancora da scrivere, si chiude una porta si apre un portone.

Il trasloco va vissuto pienamente. In quelle scatole ci metti una parte di te. E tutti quei libri? Perché tu mica sei uno che la sera guarda Barbara d’Urso per sapere se Mark Caltagirone esiste o no, che diamine: tu prima di dormire rileggi Umberto Eco. E allora inscatola, fai le scale, metti sul furgone. Una scatola, due, tre, dieci, cinquanta. La schiena ti duole, ma non importa: stai facendo la tua parte da uomo e allora avanti. Fa caldo certo, ma sei vestito di chiaro e bevi tanta acqua. E quel divano che non ci passa dalla porta? È entrato, uscirà anche. Ecco, mentre guardavo mio papà e mio fratello fare tutto questo mi sono sentito orgoglioso di loro. Bravi, l’esempio è importante.

 

 

 

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