La rivoluzione liquida

Per cambiare (forse) il mondo nel quale viviamo
Fulco Pratesi - © www.giornaledibrescia.it
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La figura del rivoluzionario mi ha sempre affascinato. Persone che spendono la vita al servizio degli ideali. Persone che credono in un mondo migliore, più giusto. Certo, ci si deve nascere rivoluzionari. E io, come direbbe Totò, non lo nacqui. Ma in questi giorni ho scoperto che in fondo a essere rivoluzionari basta veramente poco. Il mio punto di riferimento è Fulco Pratesi, fondatore del Wwf Italia. Già in passato mi aveva entusiasmato raccontando che lui i piatti li lavava soltanto sul lato sporco, e da allora più nessuno era voluto andare a cena da lui.

Non solo, negli anni Ottanta si concedeva soltanto un bagno con poca acqua calda soltanto il sabato, fatto che i suoi colleghi avevano evidentemente intuito già da tempo. Ora che ha raggiunto la ragguardevole età di 85 anni, e che fa meno sport e attività faticose, il bagno lo fa soltanto una volta al mese, d’inverno anche meno, l’obiettivo è probabilmente un passaggio a stagione. Una scelta di vita che lo ha portato a frequentare solo il finto montanaro Mauro Corona, uno che dichiara un ritorno alle origini, soprattutto quando non c’era il sapone.

Dopo aver combattuto per anni lo spreco di acqua dello sciacquone, Pratesi ha dichiarato che (cito testualmente, con un po’ di imbarazzo, e mi scuso anche) «fare pipì nella doccia è un gesto rivoluzionario». Io che mi attengo al galateo di Buckingham Palace, che vieta di parlare di bisogni fisiologici quando si passa a prendere il té dalla regina Elisabetta, mi fermo qui. Noto soltanto che ai tempi della società liquida, lo è diventata anche la rivoluzione.  

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