Il papiro sereno di suor Laudina

«Per insegnarci il segno della croce, si metteva di fronte a noi e lo faceva al contrario»
Pianta di papiro - © www.giornaledibrescia.it
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Alle elementari andavo a catechismo da suor Laudina, facevamo lezione in una stanzetta che si trovava praticamente sotto il campanile, per arrivarci si doveva passare dalla sacrestia. Un luogo carico di fascino, lo adoravo. Suor Laudina (immagino fosse un nome d’arte) era molto anziana, trasmetteva un’incredibile serenità. Era sempre sorridente.

Per insegnarci il segno della croce, si metteva di fronte a noi e lo faceva al contrario, diceva che era come se ci guardassimo allo specchio. Fantastica. Non tutti capivano, bisogna ammetterlo, ma allora i genitori non ritenevano di dover insegnare agli insegnanti a insegnare, quindi nessuno si è mai sognato di contestarla.

Per arrivare in chiesa si doveva passare dalla casa delle suore, il porticato era stato chiuso da vetrate gialle, lì sotto c’era una vera e propria serra. A colpirmi erano le grandissime piante di papiro. Suor Laudina me ne regalò un rametto, mi disse che bastava metterlo in acqua e nel giro di qualche giorno sarebbero arrivate le radici. Così fu.

Il papiro per crescere meravigliosamente chiede soltanto acqua e una temperatura mite. A questo punto sarebbe davvero edificante raccontare che da allora quella pianta di papiro mi fa compagnia. Sarebbe commovente sottolineare che per quarant’anni mi ha accompagnato nel divenire della vita. Sarebbe. D’estate andammo al mare per tre lunghe settimane e al ritorno il papiro era secco al punto giusto per i conigli. A settembre riprese il catechismo, suor Laudina mi chiese: come va il papiro? Benissimo suora, le risposi, è uno splendore. Il mio destino (anche professionale) era già segnato.

 

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