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Montichiari si fa le mascherine: tutto il paese collabora

Alcune donne cuciono, i giovani imbustano e la lavanderia sterilizza. il ricavato nel fondo comunale per chi è in difficoltà
MASCHERINE MADE IN MONTICHIARI
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Le sarte che lanciano l'idea, il sindaco che la raccoglie, le aziende che donano il tessuto, il macellaio che ci mette le buste, i ragazzi che fanno le consegne, le donne del paese che si mettono tutte e cucire, i dipendenti comunali in ferie che tagliano i ferretti: è la storia di un'azienda di volontariato che fino a 3 giorni fa non esisteva e che ora produrrà 6500 mascherine per gli abitanti di Montichiari.

A raccontarla, il sindaco Marco Togni: «Ci sono cose - scrive su Facebook - che non nascerebbero senza le idee, la disponibilità e il cuore». Il primo cittadino spiega che tutto è nato la scorsa settimana, quando «nello stesso giorno ricevo due messaggi», da una sarta e dalla titolare di un'azienda che si occupa del taglio laser di tessuti per l'abbigliamento. Il sindaco le mette in contatto, loro buttano giù qualche idea e parte un sondaggio su Facebook sulla richiesta di mascherine a Montichiari. Si inizia a ragionare su cosa serva: «il lavoro da fare è tantissimo e mancano altri materiali per fare 6500 mascherine. Perché sia una cosa ben fatta, serve il ferretto da mettere sopra il naso, un elastico che non dia fastidio, i sacchetti per imbustarle, ma soprattutto altro tessuto e tantissimo lavoro a cucire». Ed ecco che il Brico regala i ferretti, un'altra ditta ci mette l’elastico, la macelleria i sacchetti. Serve altro tessuto, i fornitori sono chiusi, ma in tanti si offrono per donarne.

E per il biglietto illustrativo? Ecco la tipografia locale, che stampa tutto quanto. Serve poi la cosa più importante, qualcuno che cucia le mascherine «e qui - racconta ancora Togni - nasce un tam tam sul gruppo WhatsApp commercianti e amministrazione. La risposta è subito pronta, tante donne che sanno cucire che si mettono a disposizione e poi ancora altre che se ne aggiungono con il passaparola». Ed ecco «30 fantastiche donne monteclarensi pronte a far ruggire la loro macchina da cucire», anche grazie a un video tutorial realizzato da Maura, la prima sarta a lanciare l'idea.

Un assessore fa da corriere, un altro recupera il filo mancante, ma ancora non basta: le mascherine vanno date già lavate e igienizzate e si offre di farlo una lavanderia. Rimane da imbustare il tutto, e qui si offrono i ragazzi della Commissione Giovani. Nasce così - in 3 giorni e grazie al contributo di un paese interno - la mascherina 3 strati (cotone, tnt, cotone), lavabile, riutilizzabile.

Made in Montichiari, che sarà venduta a 5 euro perché «il ricavato sarà destinato ad un apposito fondo comunale (specifico capitolo del bilancio e apposito conto corrente bancario) per raccogliere fondi e donazioni per sostenere chi è in difficoltà e far ripartire Montichiari dopo la crisi sanitaria e aiutare chi si troverà nella crisi economica e sociale».

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