Manuela, la Uil bresciana aprirà uno spazio di ascolto

«Messi a fuoco», in diretta su Teletutto, ha raccolto voci e testimonianze sull’omicidio Bailo
IL DELITTO BAILO A "MESSI A FUOCO"
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«Non credo ad una sola parola pronunciata da Fabrizio Pasini. Da anni mentiva alla moglie, agli amici e ai colleghi. Non credo alle sue bugie e alla versione della spinta dalle scale: se così fosse avrebbe chiamato i soccorsi. Invece l’ha ammazzata e l’ha portata a Cremona. E lì l’ha lasciata a marcire. Ha sempre mentito e continuerà a mentire».

A parlare, con voce rotta, è Francesca Coccoli, amica del cuore di Manuela Bailo, la 35enne di Nave uccisa dall’uomo con cui aveva una relazione. Il drammatico omicidio è stato al centro della trasmissione «Messi a fuoco», condotta da Andrea Cittadini in diretta ieri sera su Teletutto. Proprio nel giorno in cui il Tribunale del Riesame ha stabilito che Pasini attenderà il processo in carcere.

«È un sollievo per la famiglia - ha commentato il legale Michele Radici -. Se gli fossero stati concessi i domiciliari sarebbe stato un ulteriore colpo, dopo quello immenso della morte di Manuela. Da parte dei familiari non c’è nessuna volontà di mettere Pasini alla gogna: deve pagare esattamente per quello che ha fatto, non di più e non di meno. Per questo è importante capire davvero cosa sia successo».

E molto ancora, di quanto accaduto nella villetta di Ospitaletto, resta da capire. Pasini ripete la versione della spinta accidentale, come riferisce il suo avvocato Pietro Paolo Pettenadu: «Lui continua a parlare di una spinta. Che sarebbe arrivata come reazione ad un diverbio. A seguito della caduta Manuela avrebbe perso i sensi alla base delle scale e, successivamente, avrebbe iniziato a sanguinare. Il più grande rammarico di Fabrizio Pasini è di non aver avuto il coraggio di chiamare immediatamente i soccorsi».

Invece quella mattina all’alba Pasini lascia il corpo di Manuela nella villetta e torna a casa dalla moglie, con cui qualche giorno dopo partirà per le ferie in Sardegna. Prima, però, farà tappa a Brescia, negli uffici della Uil di via Vantini, dove lavorava insieme alla giovane. «Sembrava normale. Ha chiacchierato con le colleghe, ha bevuto un caffè e io stesso ho avuto modo di salutarlo prima della sua partenza. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa aveva fatto. Ha distrutto due famiglie e calpestato tutti i valori rappresentiamo» ha raccontato il segretario della Uil, Mario Bailo.

Che ha aggiunto: «Ci vorrà tempo per convivere con questa tragedia, ma non vogliamo dimenticare. Per questo lunedì inaugureremo nella nostra sede una stanza dedicata all’ascolto delle donne vittime di violenza e una delle sedi territoriali del nostro sindacato sarà dedicata a Manuela». Perché la 35enne di Nave é l’ennesima vittima di quella piaga chiamata femminicidio, come ha rimarcato con forza l’avvocato Carolina Margani. «Manuela - ha concluso Francesca - non se l’è cercata; si è innamorata. Lui era un uomo impegnato, aveva una moglie e dei figli; lei invece era libera di scegliere chi amare. Pasini, però, ha voluto decidere per lei».

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