Valsabbia

Un bosco impenetrabile di rovi e fango: Iuschra non si trova

Nella zona battuta ieri le squadre erano già passate, tanto che scendendo hanno visto ancora i segni di altri soccorritori
Al monito. La zona delle richerche studiata al computer - © www.giornaledibrescia.it
Al monito. La zona delle richerche studiata al computer - © www.giornaledibrescia.it
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Hanno entrambe tre o quattro cani al seguito, che abbaiano e tirano il guinzaglio prima di entrare nel bosco dell’altopiano di Cariadeghe. Sono a Serle per una semplice escursione, «anche se alcuni di questi cani sono da ricerca», ma vedendo le due donne in zona è facile pensare che siano salite anche loro per Iuschra, la ragazzina di dodici anni scomparsa nel nulla il 19 luglio scorso.

Attorno, nella zona della Pozza dei Ruchì, si preparano uomini e donne della Protezione Civile, oltre ai Vigili del Fuoco di Brescia, per una nuova giornata di lavoro tra gli alberi, i rovi, il fango e le rocce scivolose del versante del monte che scende ripido verso Nave. Sono una quarantina, in tutto, divisi in tre gruppi, con anche un’unità cinofila. Non sanno ancora che le ricerche saranno vane, al pari delle precedenti, come diventerà chiaro alcune ore dopo, a valle. Forse lo sospettano, ma non lo dicono.

Nella zona battuta ieri tra le dieci del mattino e le tre del pomeriggio le squadre erano già passate, tanto che scendendo hanno visto ancora i segni di altri soccorritori, non cancellate dai giorni e dalla pioggia che rende tutto più complicato. Ma stavolta c’è qualcosa di nuovo da considerare: la segnalazione di un sensitivo che sembrava indicare con una certa precisione il luogo in cui la dodicenne avrebbe potuto trovarsi. Dall’esterno è difficile capire in che modo un elemento del genere venga preso in considerazione, ma per chi sta lavorando per ritrovare Iuschra può avere comunque un suo valore. E merita di essere approfondito. «Non lasciamo nulla di intentato», dice Walter Togni, responsabile della Protezione civile per la Prefettura di Brescia.

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