Ragazze, scegliete la bellezza vera

Una nuova riflessione di Augusta Amolini dedicata al multiforme e variopinto universo delle donne
Un esempio di bellezza femminile che si ispira a Frida Kahlo
Un esempio di bellezza femminile che si ispira a Frida Kahlo
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In questi giorni Giano bifronte dovrebbe prestare le sue facce alle femmine. Una per simboleggiare la ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova, dileggiata sui social a causa della sua modesta cultura e per l’abito sgargiante che esaltava le tipiche rotondità dovute al naturale calo ormonale.

L’altra con le sembianze e il turgore della giovinezza di Carolina Stramare, vincitrice dell’ottantesima edizione di Miss Italia, promotrice suo malgrado di un concetto di bellezza esteriore difficile da sradicare. Le donne con caparbietà e competenze stanno rifacendo la soletta del fatidico soffitto di cristallo, assumono importanti cariche istituzionali, meritano il Nobel, eppure continuano a iscriversi a concorsi di bellezza che le confinano in modelli stereotipati misurabili dai centimetri del girovita.

Benché il contesto sia stato ammantato da una parvenza di impegno sociale sottolineando la terribile piaga del femminicidio, le battaglie combattute da altre per esercitare la loro autodeterminazione sono sembrate un contorno delle forme. Il mio è un commento un po’ fané, che identifica la bellezza come una strada breve raramente apprezzata nell’attimo in cui viene percorsa. Ho maturato la consapevolezza della fragile provvisorietà dell’albero della giovinezza il quale, nello scorrere degli anni, trasforma i suoi virgulti in rami secchi e le foglie in ricordi appassiti.

Per questo mi piacerebbe vedere modificato il dualismo solo femminile di «bella o intelligente», prendendo come sintesi esemplare Amalia Ercoli Finzi, la prima donna ingegnere aerospaziale che ora studia come realizzare un orto sulla luna e fare atterrare l’uomo su Marte. Lei, che da ragazza smontava e rimontava con disappunto dei genitori la sua bicicletta, ha detto: «A una bambina insieme a una bambola va regalato un meccano».

Parole che suonano come lo stimolo a esplorare tutte le opportunità concrete, anziché inseguire il mito del pomo indirizzato «alla più bella». È auspicabile lavorare sui talenti durevoli, sul valore delle proprie capacità innate, che sono bellezza diversa da quella esteriore ma ugualmente visibile e meritevole di essere premiata.

È questo lo splendore che ho visto nella «donna delle comete», ascoltandola parlare dei sacrifici necessari per conciliare i raffreddori dei sui cinque figli con le consulenze per la Nasa. Amalia emanava la bellezza di ogni madre, luminosa come il suo intelletto di scienziata, autentica come le sue parole: «Le ragazze devono sapere che nessuna strada è loro preclusa». Io le credo!

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