Insostenibile come il peso della gratitudine

Augusta Amolini ci porta, oggi, nelle pieghe di un sentimento che dovrebbe essere limpido e spontaneo, ma che non sempre viene elargito
L'insostenibile peso della gratitudine - Foto di repertorio
L'insostenibile peso della gratitudine - Foto di repertorio
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Non è necessario avere «l’orecchio assoluto» per sentire il suono della gratitudine. Questa è una virtù che suscita un sentimento limpido e spontaneo che non risponde a nessuna sollecitazione.

Essere riconoscente è un verbo transitivo, ma ciò che viene elargito raramente ritorna al mittente. Il tempo spesso trasforma l’iniziale gratitudine in un peso insostenibile, per questo molte persone detestano come l'orticaria la condizione di dover rendere ad altri il merito originario del loro successo.

È inutile meravigliarsi per un impiego ottenuto tramite conoscenze influenti, dello scivolamento sulla lista-prenotazioni del medico luminare, di avanzamenti o promozioni non sempre meritate. Questa consolidata pratica clientelare è comune da secoli in ogni società, più o meno avanzata. Non è dato sapere se colui che si prodiga in una «carineria» lo faccia per esibire il potere o dimostrare la sua prodigalità. Certo è che il «raccomandato» difficilmente conserva la memoria dell'appoggio ottenuto. Egli invece si convince che le sue capacità erano tali che sicuramente avrebbe potuto farcela da solo. Il debito di riconoscenza è una subdola espressione che si sviluppa anche nelle migliori famiglie.

Accade quando i genitori cedono ai figli le loro proprietà e si trovano ad essere considerati ospiti nei loro stessi appartamenti. La linea dell’ingratitudine è eterogenea, attraversa il piano inclinato del genere umano, parallelamente alla bieca soddisfazione provata da alcuni opportunisti i quali, pur avendo goduto dell'altrui abbondanza, gioiscono sottilmente vedendo coloro che possedevano floride attività cadere in «bassa fortuna».

Recentemente un’amica mi ha confidato: «chi cade in povertà, perde gli amici», significando che denaro, potere e successo sono la terna sulla quale molti costruiscono le loro relazioni. Questo tema trova analogia nell’ostracismo provocato da momentanee disgrazie giudiziarie, dove neppure assoluzioni con formula piena possono mai pienamente riabilitare, poiché rendono «inservibile» la persona alla quale ci si poteva affidare al momento del bisogno.

Forse è vero quanto alcuni sostengono, che l'unico favore che si può fare ad un beneficiato sia quello di dileguarsi per sempre. Tuttavia donare senza aspettarsi nulla in cambio è terapeutico e produce la dolce e avvolgente sensazione di essere stati utili a qualcuno. La mancata riconoscenza è un modus vivendi insito nelle caratteristiche dell’uomo. Al riguardo l’amica Ombretta citando Confucio mi diede questo saggio consiglio: «non fare mai del bene se non sai accettare l’ingratitudine».

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