Il miraggio del «diritto di contare» delle donne

Per vedere la parità le donne dovranno attendere altre primavere. Restano dietro le spalle, ma guardano davanti
Il dipinto dell’artista Maggie Taylor
Il dipinto dell’artista Maggie Taylor
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«Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere», per capirli dovremmo partire da questo presupposto. Le differenze li separano come le linee che si formano nel mare, quando l’acqua non si mescola a causa della diversa concentrazione.

La contesa viene sospesa solo quando si innamorano e condividendo un unico letto cambiano il loro nome, come accade ai fiumi Tigri e Eufrate che unendosi diventa Schatt al-’Arab. L’umanità è strana, si compone di persone intolleranti che accettano che una moglie cammini tre passi dietro al marito o mangi in disparte con i bambini.

Con il silenzio consente discriminazioni di genere, come la preclusione allo studio, il matrimonio forzato o combinato o l’imposizione di pratiche di mutilazione. Anche in casa nostra arretriamo di un paio di passi quando sopportiamo una condanna mite per uno «stupro lieve» poiché la vittima viene giudicata «troppo disinvolta». Indietreggiamo accettando di lavorare con una retribuzione inferiore al collega o tacendo quando il termine «femminista» viene usato in senso dispregiativo.

Le donne sono state tenute dietro anche nel Festival della Bellezza di Verona, dove gli eccellenti relatori quest’anno sono stati in prevalenza maschi. Dire che la scelta abbia amareggiato le donne è un eufemismo. Infatti, moltissime, arrabbiate come dei coguari, attraverso i social hanno metaforicamente azzannato gli organizzatori. Gli stessi si sono labilmente giustificati dicendo: «le donne invitate (poche) hanno declinato l’invito a causa del Covid», mostrando la faccia di bronzo di una società che sbandiera i riconoscimenti delle donne solo quando ottengono incarichi prestigiosi, ma le inchioda ai margini della cultura. Un modo sottile per riaffermare: una donna-rondine non fa primavera.

L’esigua rappresentanza femminile ha indignato pochi uomini, forse nessuno. Neppure l’utilizzo «portoghese» dell’immagine di una ragazzina con l’abito fatto di api, dipinto dall’artista Maggie Taylor, ha turbato gli animi. Benché usato da anni come simbolo della manifestazione, l’autrice è rimasta anonima e i diritti d’autore non le hanno reso un centesimo.

Insomma, le donne non hanno ancora raggiunto «il diritto di contare». In giugno il ministro Provenzano, disertando un convegno che sembrava una delegazione del sinodo, ha affermato: «Questa è una rimozione di genere» ma il suo esempio illuminato è caduto a terra come un fragile rondinino. Per vedere la parità le donne dovranno attendere altre primavere. Restano dietro le spalle, ma guardano davanti. In fondo quello che non è successo in dieci anni, può accadere in dieci minuti.

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