Italia e Estero

Dietrofront sulla leva? Tutti a ranghi sparsi

La controversa proposta di ripristinare il servizio militare obbligatorio
NAJA? MAGGIORANZA CONTRARIA
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Il confronto tra i ministri degli Interni Matteo Salvini e della Difesa Elisabetta Trenta sulla riattivazione della leva militare (sospesa, non abolita, nel 2004) ha riacceso il dibattito. Trenta ha definito l’idea di Salvini romantica ma fuori dal tempo. Difficile non convenire che, per sofisticazione di armamenti, oltre che per il frequente impiego all’estero, oggi la Difesa del Paese debba essere affidata a professionisti, impiegabili proficuamente per anni.

Certo, è difficile anche sostenere che servono professionisti per il presidio del territorio o degli edifici pubblici, ma questo è un discorso diverso. I propugnatori del ritorno della «naja» ne rivendicano il ruolo formativo, specie in tema di rispetto delle regole ed assuefazione alla vita comunitaria. I punti a favore della tesi non sono pochi, in base anche alla quotidiana considerazione di quanto sia scemata l’«educazione civica» in larga parte delle nuove generazioni.

È vero, però, che già oggi esiste la possibilità di servizio civile, ma la sua non obbligatorietà non gli ha fatto incontrare grande favore tra i giovani. Altri, come, ad esempio l’Associazione Nazionale Alpini, propongono l’istituzione di un servizio obbligatorio per maschi e femmine di sei mesi, con addestramento «anche» militare nella formazione e «duale» nella destinazione, per compiti di protezione civile, presidio di parchi, sacrari e monumenti, ecc.

Un’apertura sembrava esserci con il precedente governo, ma l’iter era in embrione ed i costi (due miliardi) non erano ancora coperti. La questione, quindi, è anche economica: già oggi la Difesa è sotto finanziata, col 72 per cento del bilancio che se ne va in stipendi (contro il 35 del modernissimo esercito australiano). E c’è un surplus di almeno ventimila marescialli, troppo giovani per essere pensionati con la «Fornero». E non va trascurato l’invecchiamento del personale, per evitare battaglioni di quarantenni.

In Italia, dunque, la reintroduzione della leva resta nell’ambito degli auspici o, quanto meno, in attesa di progetti formativi alternativi. Comunque, in Francia, il presidente Emmanuel Macron ha firmato una legge per un servizio militare di 4/6 mesi «per restituire ai giovani il senso dello Stato»: ma tempi e modi non sono chiari. In Svezia è stata reintrodotta (in parte) la leva per carenze di reclutamento, normali ove non ci sono problemi di occupazione. Come in Germania, in cui il dibattito è in corso. Estonia, Lituania e Ucraina, alle prese con «l’orso russo», l’hanno ripristinata. In Finlandia, Grecia e Turchia non è mai stata abolita.

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