Economia

I rischi finanziari si allentano, ma restano ragguardevoli

Sotto la lente i conti dei sette maggiori gruppi italiani della siderurgia italiana
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La siderurgia italiana, timidamente, rialza la testa, pur risentendo di un quadro economico, politico e sociale molto incerto. Ponendo l’attenzione sulla produzione, di rilievo in questo contesto, si osserva un importante progresso nelle imprese bresciane, tutte di grande dimensione, che rappresentano un settore economico molto ampio: il fatturato e la produzione non riescono a crescere (-2%) ma la redditività e la solidità migliorano.

Leggendo i bilanci, il primo segnale positivo si vede nella forte crescita dell’incidenza del valore aggiunto sulle vendite, di quasi quattro punti percentuali, che si è trasferita sugli altri risultati economici e solo in parte è stata assorbita dall’incremento dei costi strutturali, soprattutto dal lavoro. L’Ebitda progredisce in termini relativi, anche se i valori raggiunti non paiono ancora adeguati, mantenendo limitata la capacità di produrre flussi finanziari a copertura dei fabbisogni aziendali.

Il Roi (redditività degli investimenti) e il Ros (marginalità sulle vendite) superano il 3%, valore comunque limitato ma ben superiore a quello veramente esiguo dello scorso anno, allineandosi al dato medio italiano per i produttori. Analoga considerazione vale per la redditività netta (Roe), cioè il ritorno sul capitale dei soci (mezzi propri): il valore cumulato torna positivo, con tre imprese che chiudono però in perdita.

Esaminando la struttura finanziaria, il rapporto di indebitamento, che pone a confronto il complesso delle passività con i mezzi propri, mette in luce una sufficiente capitalizzazione delle imprese bresciane: l’indice è in miglioramento e allineato a quello medio nazionale. Nell’ambito dei debiti si osservano due fenomeni: da una parte la riduzione del peso di quelli finanziari; dall’altra l’evidente contenimento dell’esposizione a breve termine, scelta opportuna anche a fronte degli investimenti effettuati e, soprattutto, in previsione di quelli futuri.

La stabilità del costo dell’indebitamento ha ridotto l’impatto degli oneri finanziari sul fatturato e sull’Ebitda, denotando una sostanziale sostenibilità economica del debito. Il capitale investito torna a crescere in tutte le imprese, in alcune anche con tassi particolarmente elevati: aumentano sia il capitale circolante, generando la maggiore durata del magazzino e dei crediti verso clienti (questo non è però soddisfacente), sia le immobilizzazioni, seppur in misura minore. Tenuto conto della perdita di fatturato, si contrae la rotazione del capitale investito, cioè l’efficienza finanziaria nell'utilizzo delle risorse.

In sintesi, dall’analisi dei bilanci del 2016, emerge un quadro in miglioramento, soprattutto a seguito del progresso della gestione tipica, sempre in difficoltà negli ultimi anni, allentando la rischiosità sia operativa sia finanziaria, che rimangono comunque ragguardevoli. La situazione del 2017 mette in evidenza una crescita ulteriore a livello mondiale ed europeo, con tassi però inferiori per l’Italia: la congiuntura è comunque positiva e questo dovrebbe riflettersi sul percorso di consolidamento che ha caratterizzato il 2016.

Il futuro, però, deve essere plasmato, non può generare benefici senza scelte strategiche chiare e determinate, tra cui la concentrazione e la specializzazione, unite a un adeguato e strutturato sostegno istituzionale (nazionale ed europeo), che purtroppo è ormai da tempo latitante. Un elemento chiave è rivestito, come più volte ribadito, dall’investimento in ricerca e innovazione, non solo di processo ma soprattutto di prodotto, valorizzando politiche e strategie di concreto trasferimento tecnologico.

 

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