Futura Expo, Paolini: «Tra 20 anni il costruito peserà il doppio del vivente»

Il drammaturgo ha affrontato il tema del cambiamento, in dialogo con Nunzia Vallini e Roberto Saccone
Paolini a Futura: «Tra 20 anni il costruito peserà il doppio del vivente»
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«Molte delle cose che facciamo hanno conseguenze che non sappiamo identificare subito. Sbagliare è umano. Ma quando ci si rende conto che i costi superano i benefici, lì iniziano i problemi». Come è successo con il Ddt o l’amianto. Marco Paolini, drammaturgo e regista, ha le idee chiare riguardo alla transizione ecologica. Ieri ha avuto l’occasione di parlarne con il pubblico di Futura Expo, in dialogo con la direttrice del Giornale di Brescia Nunzia Vallini e con Roberto Saccone, presidente Cciaa Brescia, nell’incontro «Il coraggio di cambiare».

Il suo programma di divulgazione, con Telmo Pievani, sulla Rai si intitola «Fabbrica del Mondo», e il titolo non è casuale: secondo lui non ha senso contrapporre il naturale e l’artificiale, dato che «ogni essere vivente modifica il luogo in cui vive». Ma quanto impattano queste modifiche? «Il benessere ha un peso, ed è quello dei vestiti che indossiamo, dei telefonini, delle case. Con un algoritmo si può calcolare: 1,1 tera tonnellate». Un ordine di grandezza che il cervello non può concepire. «Anche la vita sulla Terra pesa (ad oggi) 1,1 tera tonnellate. Ma mentre il peso degli esseri viventi è costante, ciò che gli esseri umani costruiscono raddoppia ogni due decenni. A questo ritmo, il costruito tra vent’anni peserà il doppio del vivente. Non servono altri concetti, secondo me, per capire cosa significhi "sostenibilità". Non tutto è indispensabile».

E chi dice che la transizione sia facile, secondo Paolini sta mentendo: «I pesi parlano chiaro. Bisogna buttare giù qualcuno o lasciare fuori qualcosa. Le scelte sono politica e qui si sta facendo politica». Anche Saccone crede che il cambiamento sia tanto urgente quanto difficile: «Serve coraggio, risorsa che fa trovare soluzioni anche quando non paiono possibili». E le aziende, secondo lui, devono avere l’ardire di trasformarsi, soprattutto quando il prodotto ha fatto il proprio tempo. «Prendiamo chi produceva stufe a legna: ora sono un oggetto d’arredo e si è riusciti a salvare know-how ed economia. O le candele: arrivate le lampade, non sono scomparse». La trasformazione è la chiave d’accesso al futuro. «Immaginando la fabbrica del mondo, da dove partirebbe l’imprenditore Saccone?», ha chiesto in conclusione Vallini. «Sempre dall’essere umano, fissando obiettivi da raggiungere con impegno e creatività».

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