Se il coniglio esce dalla botola

Colori ed acquedotti dietro un pegno d’amore
Il Bianconiglio di «Alice nel paese delle meraviglie» che sta per entrare in un cunicolo - © www.giornaledibrescia.it
Il Bianconiglio di «Alice nel paese delle meraviglie» che sta per entrare in un cunicolo - © www.giornaledibrescia.it
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Viaggiare nel dialetto è come seguire percorsi sotterranei: ti butti in un cunicolo e non sai mai da quale botola riemergerai alla luce. Il primo tombino ce lo offre la nostra lettrice Giulia, che dopo la nostra puntata sui colori indefiniti ci regala un ironico «culùr conécia»: l’espressione richiama quel tono ambrato di intensità variabile che segnava cuscini e lenzuola bianche quando troppo spesso i bambini andavano a dormire senza farsi la doccia. O quando il cambio non era frequentissimo (senza lavatrici e asciugatrici, lavare era una vera e propria «bögàda»).

Ma anche il termine conécc (il coniglio) è a sua volta una botola che ci si apre sotto i piedi. Animale fondamentale in cascina, gustoso e prolifico, arrivava ad essere considerato ricco pegno di fidanzamento. Come ricordava sorridendo quel detto, nel quale un fidanzato deluso sollecitava la sua desiderata: «Avanti có l’amore, o endré la mé conécia». La parola dialettale conécc (proprio come l’italiano coniglio) deriva dal latino cuniculus, il cunicolo, la tana nel terreno nella quale il timido amico ama nascondersi. Altra botola: lo stesso termine cuniculus è all’origine toponomastica della località Conicchio, oggi frazione di Bovezzo, chiamata così perché proprio di lì passava l’acquedotto interrato - il cuniculus, appunto - che portava l’acqua da Lumezzane alla città.

Stesso cunicolo, nuova botola: il nome dialettale di Conicchio torna anche in un calembour che gioca su centri della Bassa Valtrompia (Concesio, Conicchio, Sarezzo, Pregno). Suona così: con sés conìcc sarès prégn e significa con sei conigli sarei satollo. Il roditore salta di nuovo fuori dal cunicolo, e finisce in un piatto.

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