Storie

La madeleine di Marta e il miele di Bortolo

La famiglia immaginaria che ci accompagna nel nostro linguaggio: un dolce universo in espansione
Tra le figure popolari del nostro dialetto c'è anche el Burtulì de la mél
Tra le figure popolari del nostro dialetto c'è anche el Burtulì de la mél
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Come un universo in espansione. Da quando Dialèktika ha cominciato ad occuparsi della famiglia immaginaria bresciana - composta da figure che ognuno conosce e cita familiarmente, personaggi che «fanno tipo» anche se non sono mai esistiti, da Carlo Códega a Marta Enfiàda - il club si allarga di puntata in puntata grazie ai suggerimenti dei lettori. Un contributo arriva da Erica, che ci segnala un credo raro Marta treesàna. «Per me - ci racconta Erica in una mail - ha il sapore di una madeleine poiché mia nonna la nominava spesso». Io questa Marta confesso di non averla mai incrociata prima d’ora, però un certificato ufficiale di autenticità l’ho trovato nel bellissimo «Lessico bresciano» di Gianni Pasquini edito dalla Compagnia della Stampa. Cito: «Tira miga a mà la Marta traesàna. Far entrare nel discorso una cosa che sembra lontana o inopportuna».

A me un gradevole flash proustiano lo ha invece regalato un altro nostro lettore, il trumplino Franco, che ci ricorda el Burtulì de la mél. Figura imbranata (per noi bresciani nel nome Bortolo risuonano inesorabili anche i secenteschi Bertoldo e Bertoldino delle novelle) ma dolce (come il miele che ne segna il «cognome») e inoffensiva. E infine ecco il paradigmatico Lorenzo dei pantaloni. Quello che rappresenta la capacità - non sempre ammirevole - di adeguarsi ad ogni situazione, tendenza che in bresciano viene paragonata a «le braghe de Lorèns, che un pó le sa slàrga e un pó le sa strèns». Un po’ si allargano e un po’ si stringono, un po’ si stringono e un po’ si allargano. Proprio come un universo in espansione.

 

 

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