«Ogni giorno penso che non si può fare più di così. E invece...»

Il racconto di un medico rianimatore bresciano affidato a Facebook assieme ad un appello: «Non chiamateci eroi, fate la vostra parte»
Medici assistono un paziente affetto da coronavirus - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Medici assistono un paziente affetto da coronavirus - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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«Ogni giorno penso che non si può fare più di così, penso che non ce la faremo ad accettare un altro paziente, a creare un altro posto, a gestire un altro ventilatore, a mettere in funzione una dialisi, a pronare tutti quelli che ne hanno bisogno. E invece qualcuno riesce a trovare una valvola e fare funzionare un vecchio respiratore...».

Inizia con queste parole il lungo post di una dottoressa, Fulvia Fieni, medico rianimatore alla Clinica San Rocco di Ome, che qualche giorno fa ripercorreva così le fatiche e i miracoli quotidiani che stanno avvenendo nel suo ospedale, ma in tutti quelli bresciani alle prese con il coronavirus.

Una lunga riflessione che ancora è valida e che si concentra su un aspetto: «Non chiamateci eroi (...). Spesso gli eroi finiscono male (...).  Non stiamo combattendo questa guerra solo per spirito di dovere o di altruismo, ma perché è l'unico modo per proteggere chi amiamo: avere cura degli altri».

A queste parole, quasi chiamando anche chi è a casa a farsi portatore di un po' di fatica e di speranza insieme, unisce un appello finale: «Ci sono tantissime persone sole, isolate, malate, tante famiglie provate, divise, che piangono un loro caro. Cercatele e fate la vostra parte».

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