Economia

Il piano delle imprese: tamponi ed esami del sangue ai lavoratori

Le imprese vogliono ripartire. Casasco: «I test a carico delle aziende e scaricabili». Pasini: «Il modello di Aib mutuato dalla Ferrari»
Le imprese bresciane stanno studiando un protocollo sicurezza efficiente - © www.giornaledibrescia.it
Le imprese bresciane stanno studiando un protocollo sicurezza efficiente - © www.giornaledibrescia.it
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Nessuna fuga in avanti per l’apertura delle imprese. La decisione sui tempi ed i modi spetterà comunque al Governo. Ma gli imprenditori bresciani vogliono farsi trovare pronti per la ripartenza. È un po’ questo il senso dell’operazione «protocollo sicurezza» sulla quale sta spingendo l’associazione degli industriali guidata da Giuseppe Pasini. «La sfida è non perdere tempo prezioso. Farci trovare pronti con un piano che abbia elevati standard di sicurezza - spiega il presidente di Aib -. L’obiettivo è coinvolgere tutte le parti in causa, trovare una soluzione condivisa. Perché, come ho ripetuto più volte, il lavoratore rappresenta un patrimonio per qualsiasi azienda».

Il modello al quale sta lavorando Aib è simile a quello studiato dalla Ferrari di Maranello. Il piano prevede - accanto alla presenza di dispositivi individuali, la distanza tra le persone, la misurazione della temperatura agli ingressi, l’entrata in orari scaglionati - anche lo screening su base volontaria dei collaboratori, con tamponi ed esami del sangue mirati a verificare il loro stato di salute in relazione alla diffusione del virus. In verità, il piano del Cavallino è più articolato e prevede anche, in una fase successiva, l’opportunità di scaricare un’app per ricevere supporto medico sanitario nel monitoraggio della sintomatologia del virus; servizi di assistenza sanitaria e psicologica.

L’idea di uno screeneng per tutti i lavoratori non è certo nuova. Il primo a lanciarla è stato proprio il bresciano Maurizio Casasco, presidente di Confapi, la Confederazione italiana della piccola e media industria privata, ma anche presidente europeo dei medici sportivi. Il leader di Confapi ha partecipato alla riunione con il premier Conte, i ministri e le parti sociali: «Il lockdown verrà prolungato, ma dobbiamo lavorare per una veloce ripartenza. Per riaprire gradualmente bisogna mettere in campo un protocollo sicurezza concordato con Governo e parti sociali».

La proposta di Confapi è molto articolata e ruota attorno ai test a carico delle imprese: «Il primo step è fare i tamponi a tutti i lavoratori. Quelli che hanno dai 50-55 anni in su rimangono a casa perché sono i soggetti statisticamente più a rischio. Ovviamente con il sostegno della cassa integrazione. Anche chi soffre di particolari patologie, che rendono il soggetto più fragile e accertate dal medico competente, viene escluso se non immune. Il primo passo per tutti gli altri, quindi, è il tampone. Chi risulta positivo, segue le procedure già in essere e il reparto viene monitorato dalla Asl e sorvegliato dal medico competente».

E chi è negativo? «I negativi devono essere sottoposti a un test ematico anticorpale. Questi test, già in essere, vanno autorizzati e poi effettuati nei laboratori pubblici ed in quelli autorizzati dalle regioni».

Casasco conosce bene la materia ed è conscio che i risultati dei test possono essere dubbi. «Ci sono tre possibilità - chiosa il presidente -. La prima è che attraverso i test, si evidenzi l’immunità e quindi si possa tornare a lavorare in sicurezza. La seconda è rappresentata dai casi dubbi: in quel caso si potrà procedere a un altro tampone e in caso di negatività si potrà tornare a lavoro perché vale l’immunità. La terza sono i casi neutri: in questo caso ci sarà un monitoraggio periodico. Il costo che dovrebbe sostenere l’impresa va considerato fiscalmente come medicina del lavoro e quindi scaricabile al 100%».

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