Italia e Estero

Coronavirus, perché è ancora troppo presto per essere ottimisti

Le misure restrittive stanno dando i primi risultati, ma l'altalena quotidiana è poco indicativa: serve prudenza
Il ministro degli esteri Luigi Di Maio accoglie i medici arrivati dall'Albania - Foto Ansa/Angelo Carconi
Il ministro degli esteri Luigi Di Maio accoglie i medici arrivati dall'Albania - Foto Ansa/Angelo Carconi
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Qualche segnale di cauto ottimismo c'è, perché sembrerebbe confermarsi un rallentamento dei contagi da nuovo coronavirus. Ma è ancora troppo presto per poter essere certi che si tratti di un trend consolidato ed è, dunque, necessario aspettare almeno fino alla prossima settimana per capire se il cauto ottimismo possa lasciare il posto ad una più concreta speranza. I prossimi saranno quindi ancora dei giorni cruciali e gli epidemiologi invitano alla massima cautela.

Cauto ottimismo arriva anche dal premier Giuseppe Conte: «Oggi segnaliamo il numero più alto di guariti. Ci confronteremo a inizio settimana con gli esperti e confidiamo che ci portino ottime notizie. Noi ci manteniamo sempre vigili per adeguare le nostre valutazioni sulla base delle loro raccomandazioni», afferma in conferenza stampa a Palazzo Chigi. I numeri assoluti, comunicati dal commissario Angelo Borrelli nella conferenza stampa alla Protezione civile, restano però alti: 70.065 i positivi, con un aumento di 3.651 rispetto a ieri ma in calo rispetto ai 4.401 casi di giovedì. I decessi sono invece 889 - anch'essi in calo rispetto ai 969 di ieri - ed hanno superato quota 10.000 dall'inizio dell'epidemia. I guariti sono 1.434 in più di venerdì.

La situazione in Italia di sabato 28 marzo
La situazione in Italia di sabato 28 marzo

Per quanto riguarda Brescia, la situazione alle ore 17 fotografa un quadro che non è rasserenante: 7.652 il totale dei casi positivi, di cui 1.173 deceduti. Basta osservare l'evoluzione del contagio ricostruita nella mappa dinamica qui sotto per rendersene conto.

Del fatto che le misure stiano dando i primi effetti è certo il direttore del dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità Gianni Rezza, secondo il quale tuttavia «l'altalena quotidiana è poco indicativa anche se i dati sembrano essere cautamente positivi rispetto alla notifica di nuovi casi». Per capire quale sia il trend, però, «bisogna interpretare i dati su più giorni e solo dalla prossima settimana dovremmo iniziare a vedere una diminuzione effettiva dei casi». Il dato sui decessi, invece, «non va bene perchè è ancora molto alto e questo - spiega - potrebbe essere dovuto al fatto che i casi totali di contagio sono, in realtà, molti di più».

A fronte di tale situazione, dunque, secondo l'esperto «resta l'esigenza di mantenere rigorosamente in atto le misure di restrizione ed isolamento sociale ancora per qualche settimana, per poi fare una seria valutazione sul come andare avanti». Interpreta i dati odierni con prudenza anche Pierluigi Lopalco, epidemiologo e docente di Igiene all'Università di Siena. Si conferma, rileva, «un rallentamento nella velocità di crescita della curva epidemica. Questo è un dato positivo da prendere però - avverte - con estrema cautela». La ragione, chiarisce, è che «gran parte dei dati è riferita al grande focolaio lombardo e se dovesse aprirsi un altro focolaio nella Regione, così come altrove, il quadro cambierebbe nel giro di pochi giorni».

Insomma, i numeri ci dicono che il virus «circola ancora attivamente e dobbiamo aspettare per vedere se il trend di rallentamento si stabilizza e risulta confermato in tutta Italia». In realtà, prosegue Lopalco, «il Paese sarà effettivamente al sicuro solo quando l'indice di contagio, il cosiddetto R con zero, sarà inferiore a uno, cioè quando un soggetto positivo avrà la potenzialità di infettare meno di una persona, ma è difficile dire ora quando ciò accadrà». Intanto, in un appello al governo, 100 ricercatori chiedono di elaborare una fase 2 nella strategia di attacco al Covid-19: «Le misure di isolamento vanno bene ma non si può bloccare per diversi mesi ancora il Paese. Si devono progressivamente affiancare misure di rilevamento diffuso dei potenziali infetti e di tracciamento attraverso geolocalizzazione insieme - concludono - con la diffusione massiccia di mascherine adeguate».

 

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