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Coronavirus, la graduale riapertura? «Non prima di maggio»

L'ipotesi è del virologo Pregliasco della Statale di Milano, ma collima con quella di altri esperti
Coronavirus e limitazioni: vista surreale di una via Gramsci deserta - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Coronavirus e limitazioni: vista surreale di una via Gramsci deserta - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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«Siamo ancora in una fase di plateau per l'andamento dei casi di coronavirus, anche se ci sono primi positivi segnali di un rallentamento, e ritengo che la fase due di graduale riapertura del Paese non possa verosimilmente avviarsi prima di maggio». Lo sottolinea il virologo dell'Università di Milano Fabrizio Pregliasco. 

«Sulla base dei dati forniti - afferma l'esperto - ci troviamo ancora in una fase di plateau e per l'inizio della discesa reale dei casi stimo si dovrà attendere ancora tra una e due settimane». Dunque, «verosimilmente - spiega - la fase due di graduale riapertura potrà partire non prima di maggio ma mantenendo comunque delle misure di sicurezza come il distanziamento. L'ipotesi di una riapertura scaglionata sarebbe inoltre la più opportuna, con una priorità per tipologia di attività».

Inoltre, «quando arriverà la validazione ufficiale che indichi quali sono i più efficaci test sierologici per la rilevazione degli anticorpi al SarsCov2, dovranno essere avviati screening ampi ma mirati su categorie della popolazione. Il risultato di positività, ovvero la conferma che si sono sviluppati anticorpi al virus - conclude - potrebbe anche diventare un parametro sulla cui base organizzare il graduale rientro alle attività lavorative».

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