Sport

Da istinto primordiale a sport con bussola, mappa e cartellino

Lucia Curzio tramite il Cus Brescia sta cercando di portare la passione anche tra i più giovani
  • Difficoltà. Non mancano per coloro che scelgono percorsi più duri
    Orientering, tra sport e avventura
  • Allenamento. È uno dei punti fondamentali anche per chi pratica uno sport particolare come l’orientamento
    Orientering, tra sport e avventura
  • In Castello. Una delle gare organizzate a Brescia
    Orientering, tra sport e avventura
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L’orientamento è un istinto primordiale che nella notte dei tempi ha consentito all’uomo di sopravvivere in condizioni estreme, senza punti di riferimento che non fossero quelli indicati dalla natura. Ancora oggi siamo in difficoltà senza l’aiuto degli apporti tecnologici o quando non funzionano, riusciamo ad andare nel panico persino in città, davanti a un divieto di transito non segnalato dal navigatore. Per molti è innato, per altri una dote da conquistare nel tempo, da oltre un secolo l’orientamento è anche uno sport, quello in cui – innanzitutto – vince chi non si perde.

La storia. Praticato nella natura, senza recare danni all’ambiente, è una sorta di caccia al tesoro al seguito di una mappa, il cui premio finale è raggiungere il traguardo. Una disciplina amatissima nei Paesi nordici, dove è vissuta come una religione, e che ancora oggi affascina i più giovani, perché abbina sforzo fisico alla possibilità di correre in spazi aperti e ha conservato con sé la magia del gioco. Da qualche tempo questa attività  si sta facendo conoscere anche in città, grazie a una istruttrice arrivata tre anni fa e che ha portato con sé la grande passione per l’orientamento. È Lucia Curzio, classe 1991, originaria di Ivrea, praticante da quando era  bambina. Da atleta ha vinto 2 titoli italiani giovanili, è stata due volte campionessa italiana delle prove sprint e nazionale assoluta, dal 2018 è allenatrice della nazionale giovanile. La persona giusta, per età e competenza, per coinvolgere nella sua passione tanti ragazzi, come ha cominciato a fare nel Cus Brescia prima che la pandemia – purtroppo anche qui – interrompesse tutto ma le attività riprenderanno a settembre. Intanto già un centinaio di insegnanti ha partecipato ai suoi corsi. «Perché è dalla scuola che bisogna partire – spiega – anche se poi il passaggio all’agonismo è molto più difficile».

Come si gareggia. Chi pratica l’orientering – come è più noto a livello internazionale –  ha a disposizione una bussola. Al momento dell’iscrizione  vengono consegnati il pettorale ed il cartellino che l’atleta dovrà punzonare durante la gara, mentre nelle competizioni maggiori si utilizza un sistema di controllo elettronico con un microchip. Si parte ad intervalli regolari di alcuni minuti, al via l’atleta riceve la carta del terreno di gara sui cui sono disegnati cerchietti che rappresentano i punti di controllo da raggiungere nella stessa sequenza in cui sono numerati, dove troveranno una lanterna bianco-arancio e un punzone con cui marcare il proprio passaggio sul cartellino, poi ritirato all’arrivo. Se le punzonature sono complete, vince chi ha impiegato meno tempo.

«Nelle gare di livello – spiega Lucia – conta la capacità di interpretare in fretta la cartina, e non sempre è facile sotto sforzo. In quelle amatoriali l’approccio è diverso però  a qualsiasi livello questo sport stimola lo spirito di avventura. Sapersela cavare da soli, al di là del piazzamento, e trovare l’arrivo senza aiuti è già di per sé una soddisfazione». L’orientamento viene chiamato sport dei boschi, per il contesto nel quale in genere viene proposto, ma da tempo ha fatto proseliti anche nelle città: basta saper individuare i tracciati giusti, lontani dal traffico, dove organizzare gli eventi. Le foto pubblicate risalgono proprio a una gara cittadina organizzata nel 2017 dalla Tumiza di Chiari, società leader di questo sport in provincia.

«Anche attorno all’università – conclude Lucia – abbiamo scovato aree adatte: basta poco, un pizzico di inventiva, entusiasmo, capacità di adattarsi». Prossimo step la creazione di un gruppo agonistico. A chi si avvicina all’orientamento, la Curzio insegna anche tecniche specifiche della disciplina, perché i terreni su cui si corre non sono mai uguali. Al tempo stesso questo sport, per le sue caratteristiche, ispira un grande senso di appartenenza: i concorrenti non sono rivali semmai amici ed è adatto anche alle famiglie. Ne sa qualcosa Curzio stessa, avviata a questo sport dal papà Leonardo e che assieme al fratello Samuele ha vinto staffette di livello nazionale. «L’orientamento è stata la bussola della mia vita, ora mi piacerebbe passarla ai più giovani».

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