Torbiere, i capanni restano a un chilometro dalla riserva

Il Consiglio di Stato respinge il ricorso dei cacciatori contro la sentenza del Tar che imponeva la distanza
Un capanno di caccia galleggiante sulle acque del lago d’Iseo - Foto © www.giornaledibrescia.it
Un capanno di caccia galleggiante sulle acque del lago d’Iseo - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Era l’ultimo passaggio giuridico atteso ed è arrivato dal Consiglio di Stato: l’organo di giudizio amministrativo ha respinto definitivamente il ricorso dei capannisti contro i provvedimenti di revoca degli appostamenti fissi sul Lago d’Iseo prospicienti la riserva naturale delle Torbiere del Sebino.

A mille metri. I capanni, inizialmente, erano situati ad una distanza di 400 metri dalle Lamette, la parte prospiciente il lago. Con la sentenza del Consiglio di Stato è stata confermata la sentenza del Tar Lombardia del 2017, che impediva il ritorno dei capanni alla distanza storica, cioè 400 metri, e decretava che la distanza dovesse rimanere di 1000 metri. Facendo un passo indietro nella storia degli appostamenti lacustri, occorre risalire al 2014. In quell’anno, poiché era stata aperta dalla Comunità Europea una procedura d’infrazione per l’ente Riserva Torbiere del Sebino che aveva applicato in modo incompleto la valutazione d’incidenza, i cacciatori fecero effettuare uno studio per le due distinte attività di caccia, in acqua e da terra. Il documento venne sottoposto alla Riserva che rilasciò parere positivo, con prescrizioni per entrambi i tipi di appostamento. Da allora, le due distinte valutazioni d’incidenza rilasciate sono state riviste secondo la normativa europea, che ne impone una sola, complessiva dell’eventuale disturbo arrecato alle specie protette da entrambi i tipi di appostamenti, sia a terra che a lago.

A marzo 2016, con la richiesta specifica della Direzione Ambiente della Regione, l’ente Riserva ha chiesto ai cacciatori di avviare un nuovo studio d’incidenza complessiva. Gli interessati però hanno ritenuto di non dover ulteriormente integrare gli studi del 2014 così che l’Ente ha avviato, in maniera indipendente, una nuova valutazione d’incidenza, la cosiddetta «Vinca».

La decisione. È stata proprio questa procedura che ha imposto ai capanni di caccia di allontanarsi almeno 1000 metri dai confini dell’area naturale protetta, dove si trovano oggi, e dove dovranno restare, dopo il respingimento del ricorso nei due gradi di giudizio.

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