Marco e il resort a Zanzibar: un sogno messo in attesa dal virus

Il giovane ha rilevato la struttura insieme a un socio: «Ma ora il Covid ha bloccato il turismo»
Marco Lombardi, il secondo da sinistra, assieme al suo socio e ai suoi collaboratori - Foto © www.giornaledibrescia.it
Marco Lombardi, il secondo da sinistra, assieme al suo socio e ai suoi collaboratori - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Palme, banani, passion fruit, lemuri, camaleonti, scimmiette, migliaia di specie di piante e di animali in un resort immerso nel verde su di una collina in un lembo di terra accanto all’oceano. Un posto da sogno che il 33enne palazzolese Marco Lombardi ha inseguito per tanto tempo e che infine, la scorsa estate, ha acquisito insieme al socio Giuseppe Cavallarin, ma che ora è fermo da febbraio a causa delle direttive anti-Covid. Col turismo bloccato, infatti, quasi nessuno può giungere lì, a Zanzibar, l'isola tanzaniana che diede i natali a Freddie Mercury e che ogni anno è meta prediletta di turisti internazionali.

Marco, che come investitore estero ha il permesso di viaggiare, negli ultimi mesi è tornato più volte al resort Zeru Zeru (che a breve cambierà nome in Botanica Eco Resort), ma i progetti di famiglia sono stati purtroppo ritardati dalla pandemia. Sua moglie e i suoi due figli sono ancora in attesa di completare le vaccinazioni necessarie per potersi trasferire definitivamente sull’isola. Entro un mese la burocrazia potrebbe sbloccarsi, ma rimarrebbe comunque il grande punto interrogativo sulla ripresa del turismo.

«Questo periodo è stato duro - ha spiegato il palazzolese -. Io e il mio socio abbiamo rilevato il resort la scorsa estate e lo abbiamo rinnovato investendo molte risorse e facendo affidamento sui nostri dipendenti. Abbiamo aperto lo scorso ottobre e fino a febbraio, quando è cominciata la stagione delle piogge, abbiamo lavorato tantissimo. Avremmo dovuto aspettare un paio di mesi prima di ricominciare, ma ad aprile la pandemia non ci ha lasciato scampo. Il resort è sempre stato aperto, ma purtroppo i turisti, moltissimi dei quali sono italiani, non ci possono andare».

 

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