Iseo, attacca su Facebook il benzinaio: a processo

La diatriba nasce per il prezzo della benzina, ma per il post sul social un 40enne finisce nei guai
Insulti su Facebook, va a processo © www.giornaledibrescia.it
Insulti su Facebook, va a processo © www.giornaledibrescia.it
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L’insegna luminosa dice un prezzo, il display alla pompa ne riporta uno diverso e maggiorato rispetto alle promesse del gigantesco listino posto all’ingresso dell’area di servizio. Una differenza di qualche decimo se si ragiona in termini di litro. Di euro se la grandezza di riferimento si misura in pieni.

Per un quarantenne dell’Ovest bresciano, finito nei guai per aver pubblicato su Facebook le foto della stazione di rifornimento e delle differenze di prezzo insieme a considerazioni non proprio lusinghiere per la casa petrolifera e per lo stesso benzinaio, la discrepanza altro non è che un «giochetto infame» (testuale) per spillare soldi. Della serie: «Ti attiro proponendoti prezzi competitivi, poi ti frego alla pompa».

Il post - che risale all’ottobre di due anni fa - non è andato proprio giù al gestore della stazione di servizio, che si è affidato ad un avvocato e querelato il suo autore. La querela si è tramutata in una citazione diretta a giudizio e in un processo che inizierà proprio oggi, davanti al giudice Marco Vommaro. Il benzinaio oltre a lamentarsi del post e del successo che ha avuto presso i follower dell’automobilista difeso dall’avvocato Gianbattista Scalvi, contesta la veridicità delle affermazioni di quest’ultimo. Il divario tra i prezzi, a suo dire, è giustificato dalla differenza dei prodotti ai quali si riferiscono.

I più economici, esposti all’esterno erano quelli del gasolio a basso rendimento; i più cari, non comunicati dalla segnaletica all’ingresso dell’area, erano quelli del diesel più performante. Sbagliarsi per il benzinaio non era possibile: l’erogatore ha colori differenti, segnala la persona offesa nella denuncia. Per lui dunque non si può parlare di trucco, tanto meno di «giochetto infame». Chi ha ragione? Lo sapremo oggi, con la sentenza.

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