Iseo, area ex Enel: possibili versamenti di olio e di Pcb

Il sito è al centro di una controversia che vede coinvolti Vrp Consultants, la ditta Mira 2, il Comune e Arpa Lombardia
Cantiere. È battaglia sul caso dell’ex Enel in via Bonomelli - Foto © www.giornaledibrescia.it
Cantiere. È battaglia sul caso dell’ex Enel in via Bonomelli - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il cantiere ex Enel di via Bonomelli a Iseo, dove da qualche mese si sta lavorando per costruire nuove case, è al centro di un controversia che coinvolge la società Vrp Consultants, la ditta Mira 2, Arpa Lombardia e il Comune di Iseo.

Il confronto si è innescato lo scorso 7 ottobre quando Vrp Consultants ha chiesto al Comune l’accesso ai documenti amministrativi che riguardano il cantiere - quindi permesso di costruire, relazione geotermica e geologica, tavole planimetriche, relazione idrologica e idraulica, e indagine ambientale preliminare – e il 26 ottobre il Comune ha trasmesso i documenti precisando che «l’indagine preliminare ex articolo 242 del decreto legislativo 152/2006 non è presente tra gli allegati del permesso di costruire 32/2021».

Vrp Consultants aveva scritto ad Arpa precisando che «il sito ex Enel è stato un’area produttiva che dagli anni '60 e '70 ha ospitato una cabina primaria di trasformazione 50KV/15KV». Secondo Vrp Consultants «nelle cabine primarie ci sono macchine elettriche statiche dette trasformatori, e in quell’area ce n’erano due, con isolamento in olio», a cui si aggiungerebbe la presenza «almeno dal 1988 di un deposito di trasformatori». Sempre per Vrp Consultants «se ne desume che negli anni vi siano state per vari motivi perdite di olio, che tra le altre sostanze contiene Pcb». Il 13 novembre, con una e-mail, Arpa ha spiegato di aver ricevuto da Mira 2 srl «le motivazioni per cui a parere della stessa non si sono evidenziate situazioni per cui attivare la procedura prevista all’articolo 304 del decreto legislativo 152/06», e di aver ricevuto anche «un campione (di terra e rocce) prelevato dall’area», ma che mancano «le indicazioni di profondità e ubicazione del punto di prelievo». Per Arpa, in base alle dimensioni dell’area (6.375 metri quadri) e al volume scavato (400 metri cubi), «la verifica avrebbe dovuto prevedere l’invio di 4 o 5 campioni».

Nel frattempo il cantiere non si ferma.

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