Beni confiscati alla mafia: Rovato dice sì al regolamento

Il Consiglio comunale unanime l’ha approvato, ma ad ora non ci sono edifici di questo tipo in paese
Il municipio di Rovato - © www.giornaledibrescia.it
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Via libera all’unanimità - un fatto più unico che raro - del Consiglio comunale di Rovato al regolamento che norma l’assegnazione di beni sequestrati (o confiscati) alle associazioni mafiose. Al momento nella capitale della Franciacorta non risultano esserci immobili di questo tenore.

«Recenti inchieste giudiziarie - ha spiegato, dall’opposizione, il capogruppo del Partito democratico, Angelo Bergomi, che ha proposto l’adozione del regolamento - dimostrano tuttavia che il fenomeno malavitosto, purtroppo solca anche il nostro territorio. È di poche settimane fa, per esempio, la notizia di un arresto di un rovatese in un’inchiesta per ’ndrangheta». Nel regolamento vengono definite in particolare le modalità di pubblicizzazione della presenza del bene e la possibilità di darlo in gestione a realtà associative attive sul territorio. La proposta avanzata nel novembre scorso dal Pd, con un’apposita mozione consigliare, ha ricevuto prima il via libera della conferenza dei capigruppo, e poi è stata votata dalle altre opposizioni e dalla maggioranza di centrodestra, che sostiene il primo cittadino di Rovato, Tiziano Belotti. Ristoranti.

Posizioni contrapposte, invece, per altri immobili, stavolta comunali, già presenti nella cittadina. La discussione ha toccato in particolare gli stabili che ospitano i ristoranti «Pepe Nero» e «Trattoria Da Gina», andati a bando a fine gennaio. Rispondendo alle sollecitazioni delle opposizioni, il sindaco Belotti ha spiegato: «Nel caso del Pepe Nero (attualmente chiuso, ndr), il vincitore del bando si è dimostrato essere soggetto ad alcune pendenze arretrate, ragion per cui l’Amministrazione comunale non ha assegnato l’immobile. Verrà ora sondato il secondo partecipante».

Per la storica «Trattoria Da Gina», invece, il vecchio gestore ha presentato ricorso contro la nuova assegnazione. L’Amministrazione comunale si però detta «fiduciosa in merito alla bontà del bando» e quindi conta di vedere un esito favorevole della diatriba.

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