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Oltre la tecnologia: la smart city è contenitore dell’agire umano

Stefano Boeri: «Si crea un diverso paradigma fra gli spazi comuni e quartieri autosufficienti»
Il bosco verticale, il celebre progetto milanese di Stefano Boeri
Il bosco verticale, il celebre progetto milanese di Stefano Boeri
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Parlare di smart city implica un cambio culturale nell’approccio al concetto stesso di città così come inteso dalla prima industrializzazione in poi. Il concetto di «smart» infatti va ben oltre la pervasività della tecnologia nel vivere comune, fungendo da contenitore di un nuovo agire umano.

«Sono arrivati al capolinea il funzionamento e la concezione di una città formata da pochi grandi condensatori, epicentri della vita collettiva quali stazioni, centri commerciali, stadi, una volta i magazzini generali - afferma Stefano Boeri, urbanista e architetto ideatore tra le altre opere del Bosco verticale a Milano, durante l’ultima giornata di Electric days digital -. Tale processo era già in atto prima della pandemia e quest’ultimo anno non ha fatto che accelerare il percorso».

Secondo Boeri ad essere venuta meno è anche la tripartizione del tempo distinto tra lavoro, residenza e tempo libero «e in ciò una forte spinta è giunta dalla grande alfabetizzazione digitale imposta in maniera ancor più massiccia dal Covid». In questo contesto di mutato vivere, privato e sociale, la smart city si erge come paradigma diverso dello spazio comune, «con ritmi e geografie diversi, verso una città intesa come un arcipelago di tanti quartieri autosufficienti - evidenzia l’architetto -, dove le persone si muovono al loro interno con strumenti di mobilità dolce (a piedi, in bici o con mezzi elettrici ndr), collegandosi all’esterno tramite la mobilità sostenibile».

Boeri in questo senso dà grande risalto ad una pratica quale quella dello sharing, «trasversale a diverse tipologie di veicoli e che in città quali per esempio Milano si sta imponendo anche nei trasporti extra urbani». Questo tipo di mobilità collegato ad un nuovo concetto di città porta con sè sfide ineludibili, alcune immediate «quali la chiusura della fase dei combustibili fossili» afferma l’archistar, altre di più lungo periodo.

Riprendendo in tale ottica il paradigma della città decentrata, Boeri è tra i sostenitori di una vivificazione dei tanti borghi, attualmente quasi del tutto o completamente abbandonati, che diventerebbero delle isole autosufficienti ma collegate tra loro» sia dalla tecnologia sia dalla mobilità sostenibile, anche grazie alla poca distanza in termini di chilometri. L’Italia è geograficamente predisposta a ciò, si pensi per esempio a tutta la dorsale appenninica - spiega l’architetto -. Tale approccio non può però in alcun modo essere slegato dalle scelte politiche, di qualsiasi natura esse siano. Ad oggi purtroppo politica e urbanistica fanno ancora fatica a dialogare fra di loro. L’auspicio è che il dialogo arrivi in fretta.

 

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