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Impegno globale sulla decarbonizzazione: investiti 500 miliardi

L’Europa è al primo posto per l’impegno finanziario seguita da Cina e Usa, ma Biden promette di più
L’investimento globale nella cattura e nello stoccaggio del carbonio è triplicato a 3 miliardi
L’investimento globale nella cattura e nello stoccaggio del carbonio è triplicato a 3 miliardi
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Il mondo ha impegnato nel 2020 la somma record di 501,3 miliardi di dollari per la decarbonizzazione, battendo l’anno precedente del 9% nonostante la crisi economica causata dalla pandemia. Lo afferma un’analisi sull’investimento nella transizione energetica compilata da Bloomberg New energy finance (Bnef) secondo cui l’Europa rappresenta la fetta più grande degli investimenti globali con 166,2 miliardi di dollari (+67%), poi c'e' la Cina a 134,8 miliardi (-12%) e gli Stati Uniti a 85,3 miliardi (-11%).

Nel 2020 aziende, governi e famiglie, spiega Bnef, hanno investito 303,5 miliardi di dollari in nuova capacità di energia rinnovabile nel 2020, con un aumento del 2% rispetto all'anno precedente, favoriti dai piu' grandi progetti solari mai realizzati e da un'impennata di 50 miliardi di dollari per l’eolico offshore.

Hanno anche speso 139 miliardi di dollari in veicoli elettrici e relative infrastrutture di ricarica, con un aumento del 28% che rappresenta un nuovo record. Anche altre aree di investimento nella transizione energetica hanno mostrato una crescita: l’installazione domestica di pompe di calore ad alta efficienza energetica è stata di 50,8 miliardi di dollari (+12%), mentre gli investimenti in tecnologie di stoccaggio dell’energia stazionaria come le batterie sono stati 3,6 miliardi di dollari, al livello del 2019 nonostante il calo dei prezzi unitari.

L’investimento globale nella cattura e nello stoccaggio del carbonio (CCS) è triplicato a 3 miliardi e quello nell’idrogeno è stato di 1,5 miliardi, in calo del 20%, ma il secondo dato annuale più alto fino ad oggi. L’impressionante performance dell’Europa, spiega Bnef, è stata trainata da un anno record per le vendite di veicoli elettrici e dall’anno migliore per investimenti in energie rinnovabili dal 2012.

Il riutilizzo delle risorse è fondamentale per la decarbonizzazione e Milano è la città più «circolare» d’Italia, seguita da Trento e Bologna. Lo dice la classifica su riutilizzo delle risorse e riduzione degli sprechi stilata dai ricercatori del Cesisp, il Centro studi in Economia e regolazione dei servizi, dell'industria e del settore pubblico dell’Università di Milano-Bicocca, presentata questa mattina durante il webinar «Misurare l’economia circolare urbana», con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente. Alla seconda edizione della classifica è stato ampliato il numero delle città coinvolte, salite da 10 a 20, ed è stato realizzato un confronto a livello europeo.

I ricercatori hanno individuato cinque cluster rappresentativi - input sostenibili, condivisione sociale, uso di beni come servizi, end of life, estensione della vita dei prodotti - comprendenti a loro volta 28 indicatori di circolarità, tra cui i dati sulla raccolta differenziata e sull’utilizzo dei trasporti pubblici o dei servizi di sharing mobility, il livello di concentrazione di PM10, la diffusione di eco-brevetti e di imprese ascrivibili alla categoria dei green jobs. La città più circolare d’Europa è risultata Copenaghen, il capoluogo lombardo è settimo.

 

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