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Il biometano va in rete con l'impianto della AB di Orzinuovi

Pioniere nel settore, il gruppo bassaiolo è in prima fila per la riconversione degli impianti a biogas
Uno degli impianti realizzati dalla AB di Orzinuovi
Uno degli impianti realizzati dalla AB di Orzinuovi
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Il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ne ha parlato nei giorni scorsi in occasione della sua audizione parlamentare sulle linee programmatiche del suo ministero. E fra queste linee Cingolani ha inserito la necessità di incrementare la produzione di biometano con sottoprodotti agrozootecnici assicurando il sostegno nel piano Next generation EU.

Ad oggi, in Italia la produzione di biometano è relativamente pionieristica: a fronte di quasi 1700 impianti di biogas sono attivi soli 5 impianti di bio-GNL, ma il gap pare destinato a ridursi. Sono infatti in fase di realizzazione una ventina di impianti di questo tipo che porteranno la capacità produttiva giornaliera da 4 a 27 tonnellate/giorno in grado di decarbonizzare i viaggi dei 3 mila camion attualmente in circolazione a metano liquido. E la storia è solo agli inizi visto che si parla insistentemente di avviare una riconversione degli impianti a biogas per trasformarli in impianti per biometano. Un progetto imponente che potrebbe portare l’Italia ad avere 6,5 miliardi di metri cubi di metano green dagli attuali 2,5 miliardi mobilitando risorse per 5 miliardi di euro.

Per ora, come detto, sono una ventina i cantieri aperti e in prima fila c’è il gruppo AB di Orzinuovi, pioniere nel settore. E non a caso è stato da un impianto AB (quello della milanese azienda agricola Castellana) che è uscito il primo metro cubo di biometano immesso in rete. Trent’anni fa, Angelo Baronchelli, fondatore di AB, appariva un visionario (e lo era). Nel senso che aveva visto lontano.

 

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