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Filiera idrogeno: dall'Emilia il caso da copiare

Ecco cosa significa fare sinergie industriali: una grande storia, che tra 18 mesi potrebbe essere grandissima
L'autobus in Emilia potrebbe presto essere a idrogeno
L'autobus in Emilia potrebbe presto essere a idrogeno
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Questa è una grande storia, fra 18 mesi vedremo se sarà una grandissima storia. Viene dall’Emilia dove la Tper, l’azienda di trasporti della Regione, si è messa con altre 4 aziende con un obiettivo: entro 18 mesi mettere su strada il primo bus con combustibile a idrogeno. Con la Tper si sono messe l’emiliana Landi Renzo (leader mondiale nella progettazione e produzione di impianti gpl e metano); l’Industria italiana bus di Invitalia-Leonardo (cui fanno capo i marchi Menarini e Padana, costruttori di bus urbani) e quindi le torinesi Punch (controllata da capitale belga) e la Avl Italia (qui il capitale di controllo è austriaco) che ha un centro di ricerca e progettazione a Cavriago di Reggio Emilia.

Esperienze e competenze diverse, un unico obiettivo: mettere a terra in pochi mesi un bus a idrogeno, cominciare a trasferire nel concreto il molto che si è studiato attorno al tema. Che sia una grande storia lo si intuisce subito: non è così consueto che nasca in Italia qualcosa di analogo, che veda committenti ed aziende disponibili a rischiare su nuove frontiere. Ma è storia intelligente anche e forse soprattutto perchè mette in rete competenze presenti in Italia, in quella regione in particolare.

È quel che si dice cominciare a mettere insieme una filiera, qualcosa che attorno ad un nocciolo duro di aziende potrà poi via via trasferire lavoro e competenze: è così che nascono le nuove fabbriche. Non so chi abbia avuto l’intuizione. Ma così si fa. Qualcuno ha preso in mano la bandiera dell’idrogeno e poi ha battuto il terreno trovando alleati. Questo è il punto: serve un’idea, un progetto, una bandiera e qualcuno che la inalberi.

 

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